Alla conquista di Hollywood
Sebbene Jimmy Savo abbia ricevuto le critiche più favorevoli, spesso entusiastiche, grazie alle commedie musicali, la sua produzione cinematografica ha, per noi, una importanza fondamentale per diversi motivi. Innanzitutto perché, non essendoci allora una tecnologia adatta a documentare gli spettacoli di vaudeville e di burlesque, non sapremmo nulla di quelle esibizioni se non fosse subentrato il cinema a mostrarcele. Infatti, in molti dei film da lui interpretati, il personaggio ricorrente è proprio quello di un clown, come in Once in a blue moon (1934), e, pertanto, può esibirsi in alcune delle sue performance più amate: la giocoleria, l’equilibrismo, il passo del granchio, la pantomima, il ballo e, poi, il canto, spesso eseguito mimando le storia che la musica evocava, come in “River, Stay ‘Way From My Door” (Fiume, stai lontano dalla porta di casa mia), uno dei suoi cavalli di battaglia. Attraversando felicemente il passaggio dal muto al sonoro, Jimmy Savo entra nella storia del cinema, anzi ne è un esponente di rilievo; vediamo il perché!
L’epoca del muto
I generi che caratterizzano le prime fasi dell’epoca del muto sono, essenzialmente, quello comico e quello drammatico, entrambi si basano sul montaggio narrativo che facilita allo spettatore la comprensione della trama, tende al suo coinvolgimento e alla sua partecipazione all’azione ripresa, anche grazie a come viene posizionata la macchina da presa. Successivamente, soprattutto con gli anni 30 e con l‘introduzione del sonoro, i generi si diversificano ulteriormente e si sviluppano quelli che incontrano maggiormente i favori del pubblico, come il kolossal, il western, il giallo poliziesco, i film sul gangsterismo ed i musical.
Protagonisti di questa prima fase sono quindi quasi tutti attori comici che provengono, come Jimmy, dal vaudeville, dalla giocoleria, dall’equilibrismo, dal funambolismo e dalle acrobazie. E’ il caso di Charlie Chaplin, Buster Keaton, “Fatty” Arbucke, Harry Langdon, Ben Turpin, ed Harold Lloyd (nell’ordine nelle immagini). Quasi tutti questi attori erano stati ingaggiati dalla casa cinematografica Keystone, del cineasta Mack Sennett, l’inventore di un genere cinematografico che conquistò tutto il mondo e dette fama internazionale ai propri attori, il cosiddetto slapstyck (schiaffo e bastone). Questo genere era caratterizzato dalla estrema velocità con cui venivano montate le sequenze di rovinose cadute, avventurose fughe ed inseguimenti, torte in faccia, deliranti performance di oggetti animati, veicoli di ogni genere che non ubbidiscono più ai comandi umani e alle leggi della fisica ma si comportano in modo dispettoso ed imprevedibile, aggiungendo così elementi che travalicano la realtà e si inseriscono in un mondo surreale, con leggi proprie, in apparenza inspiegabili.
E’ stato anche scritto (cit. wikipedia): “Gli uomini lottavano contro oggetti spiritati, in un mondo scomposto e ricostruito alla rovescia dagli autori.” L’effetto comico è immediato ma, abbandonando la realtà virtuale dello slapstyck, appare evidente, amaramente, l’alienazione dei protagonisti rispetto ad un mondo mutevole, estremamente liquido e pertanto inaffidabile ed insicuro ed il riso così può sfociare in un malinconico sorriso. Alienazione e malinconia visibile nel volto/maschera di Buster Keaton e in quella del personaggio piccolo, goffo ma generoso, pronto a battersi per i più bisognosi, gli indifesi contro ogni genere di prepotenza e di arroganza, ma spesso sconfitto: quella di Charlie Chaplin. In Tempi moderni (Modern times, Charlie Chaplin, 1936), ad es., le alienanti condizioni di vita e di lavoro della classe operaia diventano oggetto di una straordinaria satira sulla catena di montaggio, in cui le macchine, oltre a dettare i tempi stessi dell’alimentazione dell’operaio, finiscono, grottescamente, per divorarlo nei propri ingranaggi e meccanismi, attraverso il moto delle ruote dentate.
Jimmy Savo ha in comune con Chaplin la propria origine nella pantomima, nella parodia, nella clownerie, e divide con Keaton, il talento acrobatico che l’attore dalla maschera triste e stralunata aveva imparato nelle esibizioni di vaudeville, fin da bambino, assieme alla sua famiglia. Mentre si afferma questo genere cinematografico (normalmente dal 1919 al 1929) Jimmy è impegnato, da costa a costa, nel circuito Orpheum, in spettacoli di vaudeville e, successivamente, di burlesque.
Quando fa il suo esordio nel cinema, Jimmy ha 29 anni, di cui la maggior parte trascorsa in spettacoli teatrali, è sposato da 3 anni, ha già un figlio, e gira un corto, “The Golfer” (1921), per la regia di Edward “Eddie” Cline e di Al Herman. Entrambi i registi provengono dal vaudeville: Eddie Cline, poi, inizia la sua carriera cinematografica, come uno dei Keystone Kops, la creazione di Mack Sennett, una specie di serial, come lo definiremmo oggi, che vede come protagonisti un gruppo di poliziotti, maldestri ed incapaci , iperattivi protagonisti di tanti film brevi e poi simpatiche spalle di attori più prestigiosi. Insieme a Jimmy, in The Golfer, anche Virginia Fox che diventerà la partner presente in quasi tutti i film di Buster Keaton.
“Eddie”, dopo alcune apparizioni in diversi cortometraggi che si protraggono fino al 1922, viene, poi, sempre più impegnato come sceneggiatore e dietro la macchina da presa, come regista. Quando dirige Savo è, infatti, uno degli aiuti di Sennett, realizzatore di quasi tutti i film di Buster Keaton e ideatore, assieme a lui, delle gag più esilaranti. E ancora di più può dirsi per Slim Summerville, che dirige Savo in due nuovi corti, Pardon me (1921) e Hold the Line (1922). George Summerville, “Slim” perché lungo, allampanato, con un viso mobile ed un naso a patata, scappato da casa da giovane, incontra Mack Sennett, grazie all’amico comune, l’attore comico Edgar Kennedy, ed esordisce, a diciannove anni, nei Keystone Kops, diventandone una colonna portante, uno dei 7 e sempre presente. Non è difficile ipotizzare il genere di performance eseguita, al suo esordio, da Jimmy Savo, ma possiamo solo immaginarla dal momento che non ci è pervenuto nessun documento cinematografico. Lo studio di Sennett, infatti, non è sopravvissuto alla Grande Depressione: dopo una breve collaborazione con la Paramount, durata solo un anno, fu costretto alla bancarotta nel novembre 1933. La Keystones fallisce, chiude i battenti e trasferisce le proprietà dei suoi filmati a diverse case di distribuzione ma si perde, così, la gran parte della produzione. Basti pensare che, casualmente, nel 2010, ad un’asta, si scopre una pellicola,The Thief Catcher, un corto del 1914, con Charlie Chaplin nei panni di uno dei Kops, cosa del tutto ignota alla stesa critica che per diversi lustri aveva esaltato l’opera del grande Charlot. Non è solo una valutazione commerciale, Il costo di una “bonifica” delle pellicole, attaccate dall’umido e dalle “bruciature” che si creavano durante le proiezioni a causa del calore, che giustifica la perdita di tanti filmati, ma soprattutto la sottovalutazione dell’importanza che queste pellicole avrebbero avuto negli anni successivi.
Su questo argomento ha le idee chiare Frank Cullen, autore di Vaudeville, Old & New, un volume sul vaudeville, fondatore e curatore dell’ AVM, American Vaudeville Museum, che, venuto in contatto con il suo alter ego italiano, Franco Della Rosa, così si esprime, in un interessante carteggio:
“Per quanto riguarda il resto dei film nella tua lista: sono tutti film “persi”. Le stime variano, ma almeno la metà di tutti i film realizzati negli Stati Uniti prima del 1940 sono da considerarsi “persi”. Alcuni sono stati distrutti in pellicole di nitrati infiammabili (da fuochi da studio). Alcuni sono stati rottamati dagli amministratori dello studio che non si rendevano conto del valore futuro dei vecchi film (valore artistico o economico). A volte, da qualche parte (abbastanza spesso in Europa) i film mancanti si presentano in magazzini, soffitte, ecc. Ho contattato diversi siti web nel corso dei decenni, a partire dal 1980, alla ricerca di film di Savo e ho individuato solo i due che ho menzionato sopra”.
Un’altra pellicola, che è andata persa ma che segna il debutto ufficiale di Jimmy nell’industria hollywoodiana, attraverso un vero cammeo è Exclusive Rights, un lungometraggio muto, prodotto nel 1926. Si basava sul racconto breve “Invisible Government” di Jerome N. Wilson, sceneggiato da Eve Unsell e diretto da Frank O’Connor: tutti validi e prolifici professionisti per un film drammatico di denuncia sociale.
E’ interessante apprendere come Jimmy racconti del suo debutto ad Hollywood, nell’intervista rilasciata alla rivista Moving Picture Show, in occasione della prima del film. Questa intervista è presentata, con maggior dettaglio, nella scheda associata al film.
Fra le pellicole menzionate da Cullen, per nostra fortuna, c’è uno dei lungometraggi che ci sono pervenuti, Carry on sergeant, film muto del 1927, commissionato dal Governo Canadese, per celebrare l’eroica partecipazione di quel paese alla prima guerra mondiale, che annovera Jimmy Savo fra i protagonisti. La pellicola è stata “restaurata” ed ora fa parte del patrimonio delle Library and Archives Canada ed è disponibile con sottotitoli in inglese (la nostra richiesta di autorizzare la circolazione di una copia con sottotitoli in italiano è pendente presso quella amministrazione). Per approfondimenti su questo film, si invita a consultare la scheda tecnica approntata, che contiene anche un breve preview del film con sottotitoli in italiano ed una colonna sonora aggiunta di recente, ma qui ci preme evidenziare un punto importante. Questa pellicola, commissionata dal governo canadese, vede l’impiego di attori, professionisti e non, ma tutti di origine anglo-canadese, eccetto uno: Jimmy Savo, appunto, un italoamericano. Il ruolo è molto importante perché occoreva, nell’economia del film, un attore capace di introdurre elementi di comicità per sostenere non solo il morale della truppa al fronte ma anche quello dello spettatore che assiste alla proiezione del film bellico. Quindi un attore che proviene dalle commedie brillanti è un candidato ideale. Se pensiamo ad alcune scenette del film, vere e proprie gag da cinema muto (il bambino dimenticato nell’acqua calda, il proiettile intelligente che lo insegue mentre fugge con il barilotto di rum in equilibrio sulla testa, il toast preparato nel bruciatore dell’acciaieria ecc.) ci si chiede perché quel ruolo non sia stato affidato a Charlie Chaplin, peraltro inglese di nascita! Una ipotesi plausibile è che Charlie Chaplin, nel 1927, fosse già molto famoso, aveva alle spalle diversi cortometraggi e due successi mondiali, il Monello e La febbre dell’oro, ed avrebbe, con la sua notorietà e la sua bravura, oscurato gli altri protagonisti, molti dei quali non professionisti, e la stessa epopea che si voleva celebrare. Meglio Jimmy, meno dirompente, dolce, con uno sguardo intenso ed occhi espressivi, come viene presentato dalla critica, in possesso di una mimica più misurata. L’amicizia, la devozione del personaggio all’amico-eroe Bob MacKay è più nelle corde di Jimmy che in quelle di un monello, vagabondo, dispettoso e ribelle.
L’avvento del sonoro
Il passaggio dai corto ai lungometraggi, e ancor più l’avvento del sonoro, provocarono l’estinzione del paradigma comico, così come interpretato da questi grandi attori e la nascita di nuovi stili espressivi, in cui la comicità non va più ricercata solo nella gag immediata ed esilarante, ma nella trama e nei suoi intrecci, nelle performance degli attori, nei dialoghi, nello stesso modo in cui le storie vengono raccontate dal montaggio. In quasi tutte le storie del cinema si racconta che il solo Chaplin, pur continuando per un decennio a produrre film muti, sia pure, a volte, con una colonna sonora unicamente strumentale e melodica, finisse poi per imporsi anche con colonne sonore in cui era perfettamente udibile la sua voce. Basti pensare al discorso all’umanità nella scena finale del Grande Dittatore (1940): la sua voce, amplificata dagli altoparlanti, arriva sempre più lontano e va dritto al cuore dello spettatore.
Molti dei più grandi attori comici, dopo alcuni insuccessi ai botteghini, vengono trascurati dai produttori e si ritirano, incapaci di adattarsi al cambiamento imposto dalla rivoluzione del sonoro, poiché cambia il tipo di recitazione: quella teatrale, drammatica, risultava inadeguata e tendeva a ridicolizzare la gestualità enfatica a cui si affidavano molti degli attori del cinema muto. Alcuni erano già in età avanzata, altri avevano una voce gracchiante, altri ancora parlavano in falsetto, ma quello che sintetizza la drammatica fine del genere comico, così come era stato concepito, durante il muto, è proprio chi su quel paradigma aveva costruito un mondo surreale, perfetto, del tutto visuale, con una sintassi rigorosa e tecniche raffinate: Buster Keaton. E’, infatti, noto come eseguisse personalmente tutte le sue gag, anche le più pericolose, quelle che potevano svolgersi una sola volta, per come erano concepite, e che, se non riuscivano, venivano irrimediabilmente abbandonate. Non è difficile immaginare come da un mondo così perfettamente costruito, Buster Keaton non fosse più capace di uscirne e che sia rimasto prigioniero della sua creazione.
E Jimmy Savo? Non è così per lui! infatti era capace di passare da una forma di spettacolo all’altra: ha già archiviato vaudeville e burlesque e, quando gira il primo film sonoro che ci è pervenuto, The house of dick, nel 1931, è già stato in cartellone a Broadway per circa 400 repliche, in sei anni, recitando, ballando e cantando.
Il primo film sonoro, interpretato come protagonista da Jimmy Savo, è appunto un corto (18 minuti) con l’ìiriverente titolo di The house of dick ed esce negli Stati Uniti il 17 Ottobre del 1931!
“Jimmy Savo, popolare nel vaudeville e nelle commedie musicali, interpreta un detective privato ingaggiato per rintracciare una banda di truffatori che sono responsabili di una serie di rapine in hotel. Alla fine riesce nella sua missione, ma sarà un altro detective a prendersi meriti e ricompense.”
Il film è una commedia ed il regista, Lloyd French, molto prolifico per i pochi anni in cui è stato in attività, visto che muore a 50 anni per un attacco cardiaco, inizia la sua carriera cinematografica con Hal Roach, l’alter ego e rivale di Mark Sennet. La casa cinematografica di Roach, la “Rolin”, poi divenuta “Hal Roach Studios”, si accaparrò, tra gli altri, Harold Lloyd e la coppia Stanlio e Ollio (Stan Laurel e Oliver Hardy).
Quando dirige Savo, French è il regista che lancia la coppia Hardy-Laurel, quindi il genere è senz’altro comico e, proprio Stan Lauren sarà uno dei primi ad augurare a Jimmy una pronta guarigione in occasione del ricovero ospedaliero per l’amputazione subita nel 1946, ed a testimoniare la sua stima, sull’ultima di copertina di I Bow to the Stones:
“É difficile per me esprimere in parole l’affetto e l’ammirazione. Ho sempre avuto soggezione per Jimmy Savo. “I Bow to the Stones ” fa rivivere per me tutto il suo grande talento artistico”.
Dopo gli anni passati con Roach, French passa alla Warner Bros. E lì lavorerà su circa 240 commedie e musical in poco meno di dieci anni. Stranamente non lavora più con Jimmy Savo, che, a quel punto, era già una delle grandi star di Broadway.
Nel Database dell’AFI, American Film Institute, nel catalogo 1893-1993, c’è una esauriente scheda che riporta tutte le informazioni sul film Girl in the case, una commedia del regista di origini russe, Eugene Frenke, apparsa nei cinema il 15 Marzo del 1934 e subito proibita dalla censura nello stato di New York, perché indecente e tendente a corrompere la pubblica morale.
In effetti guardando le foto rilasciate dalla Compagnia di produzione la Duworld Pictures, insieme alla Screenart Productions e pubblicate da IMDB, che documentano l’incontro dei due protagonisti, Jimmy Savo e una avvenente Dorothy Darling, non si può dare loro del tutto torto! Per saperne di più consultare la scheda tecnica approntata.
Once in a Blue Moon, il primo lungometraggio sonoro che vede Jimmy come protagonista assoluto, ha avuto una vita estremamente contrastata. Il tutto nasce quando Eugene Frenke, il regista di Girl in the case, la cui proiezione era stata vietata dalla censura sul territorio americano, organizza una proiezione privata ed invita ad assistervi giornalisti, critici e cineasti. Fra gli altri lo sceneggiatore Ben Hecht, anche lui figlio di immigrati ebrei russi, che si innamora di Jimmy e lo mette sottocontratto per 8 lungometraggi. Il film viene duramente recensito dal New York Tymes, che ci informa che è stato proiettato per tre anni in cinematografi di periferia ricevendo scarsa attenzione prima di giungere in un cinematografo di Broaway. La critica condanna irrimediabilmente la direzione dei regsti, Hecht e MacArthur, disordinata, con una trama frettolosa e gravi carenze tecniche e, soprattutto, la colonna sonora, che si sovrappone colpevolmente ai dialoghi dei protagonisti. Viene invece esaltata, sotto tutti i punti di vista, la interpretazione squisita ed adorabile di Jimmy (a seguire, alcuni frammenti della pagina degli spettacoli della edizione del 2 Dicembre 1936 del “The New Yorkt Times“).
“Il film di Jimmy Savo raggiunge Broadway dopo un po ‘di ritardo “
Sarebbe impreciso chiamarlo un revival, fuorviante chiamarlo una “prima”, ma qualunque sia il nome tecnico appropriato per l’occasione che porta brevemente sullo schermo del “Cinema World” quello squisita e adorabile clown di Jimmy Savo, l’occasione stessa è, di per sé, destinata ad essere felice e fortunata. Per tutte le carenze unanimemente riconosciute al film ed un titolo stranamente profetico di “Once in a Blue Moon”, coloro che amano Savo lo accoglieranno, vedendo nell’insuccesso, anche ammesso dagli stessi autori, di ciò che lo circonda, praticamente tutto ciò che è connesso al film, semplicemente una cornice, deplorevolmente cruda, per alcune capacità indiscutibili dell’integrità personale, per uno stile comico che, come solo Chaplin, non ha in sé nulla di imitativo, volgare, economico, presuntuoso, auto-glorificante o sdolcinatamente commerciale…
La scena con il suo cavallo morente, Bombinetti, è piena di tenerezza, crepacuore e assurdità, e anche se il suo genio per la pantomima non riesce a fiorire, è sempre presente, anche nei passaggi sentimentali troppo approssimativi con la sua principessa dei sogni (Edwina Armstrong), e persino nella conclusione sbalordita e frettolosa in cui, vedendo che non è ricambiato , esce per sempre dalla sua vita. Un contributo importante al film è quello del compianto Nikita Balieff, che offre una performance memorabile, anche se linguisticamente inintelligibile…
Purtroppo ilfilm finisce in perdita e la coppia Hecht – MacArthur deve rinunciare al progetto di creare con Jimmy Savo un fenomeno cinematografico della stessa grandezza di quello di Charlie Chaplin. Di tutto ciò si parla in modo approfondito nella scheda tecnica che contiene anche un preview del film di circa 20 minuti.
Il 14 Novembre 1937 esce “Merry-Go-Round of 1938 ” per la Universal Pictures, distribuito anche in Europa ed Brasile, in cui si racconta di 4 talenti della Great White Way di Broadway, quel quartiere con tutti teatri scintillanti di luce, illuminati a giorno, fra la 42a e la 53a strada: “il comico Bert Lahr, l’artista delal pantomima Jimmy Savo e il monologhista Billy House – addirittura messi in ombra dal veterano di Hollywood Mischa Auer.(dalla presentazione di Allmovie). Per saperne di più, sipuò consultare lla scheda tecnica.
Il primo Marzo 1938 esce Reckless Living per la Universal Pictures, distribuito anche in Brasile con il titolo “Vivendo Audaciosamente“, in cui si racconta di un gruppo di amici, affetti da ludopatia, come diremmo oggi, dediti a scommesse ippiche in diversi ippodromi degli Stati Uniti (per sapernedi più, accedi alla scheda tecnica). Guardando la foto non è difficile immaginare chi orchestra il tutto e fornisce le soffiate ai giocatori e torna in mente come, da ragazzino, Jimmy arrotondasse le sue entrate oltre che come strillone ed artista di strada, distribuendo le schedine delle corse ippiche su cui i giocatori, clienti dei bookmaker, potevano studiare e formulare le loro scommesse.
Sono solo questi i film in cui ha recitato Jimmy savo? Probabilmente no, come afferma F. Cullen, uno dei più seri studiosi di spettacoli artistici americani e di Jimmy Savo, in particolare. Non solo per le considerazioni sulla scarsa lungimiranza delle case cinematografiche ma anche rispetto alla grande professionalità e alla vitalità artistica di Jimmy e alla presenza di alcune locandine cui è possibile associare forme di spettacolo cinematografico, basate su testi musicali molto famosi (la seconda immagine, comunque, si riferisce, come è facile intuire, alla versione svedese di Girl in he Case).
In ogni caso rioprtiamo, in estrema sintesi, la tabella sottostante con le indicazioni consolidate sulle produzioni cinematografiche accertate. Cliccando sui titoli, ove previsto, si può accedere a pagine di approfondimento.
La maggior parte di queste informazioni sono documentate nel sito CITWF, Complete Index To World Film, (https://www.citwf.com/indexx.asp)
Nome Film | Anno | Regista | Genere | Ruolo di Jimmy | |
RECKLESS LIVING | 1938 | FRANK McDONALD | Comm. drammatica | Attore | |
MERRY-GO-ROUND OF 1938 | 1937 | IRVING CUMMING | Commedia musicale |
Attore | |
ONCE IN A BLUE MOON | 1935 | BEN HECHT | Commedia | Protagonista | |
GIRL IN THE CASE | 1934 | EUGENE FRENKE | Commedia | Attore | |
THE HOUSE DICK | 1931 | LLOYD FRENCH | Commedia | Attore | |
CARRY ON, SERGEANT! | 1927 | BRUCE BAIRNSFATHER | Bellico | Coprotagonista | |
EXCLUSIVE RIGHTS | 1926 | FRANK O’CONNOR | Poliziesco | Attore | |
HOLD THE LINE | 1922 | SLIM SUMMERVILLE | Commedia | Attore | |
PARDON ME | 1921 | SLIM SUMMERVILLE | Commedia breve | Attore | |
SAY IT WITH FLOWERS | 1921 | AL HERMAN | Commedia breve | Attore | |
THE GOLFER | 1921 | Eddie Cline & Al Herman | Commedia breve | Attore |