Vaudeville e burlesque
[…] Una volta mio padre mi portò fra la 115ª Strada e la 3ªAvenue ad uno di quei musei con gli specchi che ti facevano sembrare grande o piccolo, grasso o magro. Fu meraviglioso. C’era un serpente, mi ricordo. E c’era incluso anche uno spettacolo. Fu in quel museo, mentre guardavo quello spettacolo, che io diventai un attore. Così penso. Si salivano delle scale. La prima cosa che vidi sul piccolo palcoscenico fu un funambolo. (Più tardi, molto più tardi, ricordando quel funambolo, feci il mio proprio spettacolo di passeggiata sulla fune. Lo faccio ancora talvolta, ma solo in pantomima). E la seconda cosa che vidi fu un comico con il viso dipinto di nero che ballava e raccontava barzellette e suonava un banjo. Guardavo a bocca aperta. Il suonatore di banjo mi fece una grossa impressione. Il giorno dopo mi misi a ballare. Ma era più che altro un saltellare su un solo piede. Presi una delle coramelle di mio padre, fatta di legno e carta vetrata e l’usai come fosse un banjo, mentre ballavo come il comico con il viso dipinto di nero. Ma su una sola gamba. In seguito con il banjo fatto in casa cominciai a ballare per strada e guadagnai i miei primi soldini….” (I bow to the Stones – Cap I)
E così, per Jimmy, fu subito vaudeville, quella forma di spettacolo molto in voga all’epoca, ad opera di musicisti, cantanti e ballerini, attori comici, mimi ed imitatori, maschi e femmine, addestratori di animali e uomini forzuti, maghi e prestigiatori, acrobati e giocolieri. Uno spettacolo tradizionale era, normalmente, composto da una successione di numeri con protagonisti di diverse abilità. Jimmy, si esibiva come giocoliere ed equilibrista e aveva la capacità di percepire gli umori di chi assisteva ai suoi spettacoli e di improvvisare, modificando l’idea iniziale alla base della sua esibizione. L’origine di queste sue trovate vincenti è ben raccontata nel libro C’era una volta il palcoscenico – L’allegro mondo del Vaudeville di Charles e Luoise Samuels
Un pomeriggio, in una piccola città mineraria dell’Indiana, la temperatura era sotto zero ed il teatro non era riscaldato. Le mani del forzuto in miniatura, del giocoliere-bambino, divennero così indolenzite per il freddo al punto che continuava a far cadere le pesanti palle di cannone che stava provando a tenere, il più possibile, in aria. “Buttale in una pattumiera” gridò un minatore tra la folla e un macchinista sadico trovò un cestino dietro le quinte e lo buttò con disprezzo contro lo sbigottito Savo. Il pubblico rumoreggiò. Jimmy sorrise, di un sorriso triste e malinconico ma usato, d’impulso, per afferrare il cestino in cui finirono le palle di cannone che le sue mani non potevano controllare … e così scrosciarono gli applausi.
Ma Jimmy fa tesoro di quella esperienza: mantiene il cestino per la spazzatura in quell’esercizio e, a poco a poco, crea un efficace atto comico in sostituzione del numero da giocoliere. Insomma se il gioco di prestigio funziona male ripiega sulla pantomima del prestigiatore imbranato e finisce, così, con l’ottenere un successo anche più caloroso. E un atto muto, quasi sempre per snobismo considerato un atto sciocco, diventa una divertente gag comica.
Un altro che ha percorso la stessa strada di Jimmy è Fred Allen, detto l’intellettuale. Inizia anche lui come giocoliere ma si dimostra così incapace da virare bruscamente verso l’autodifesa e l’auto-deprecazione, al punto di presentarsi sulle locandine come Il peggior giocoliere del mondo. Uno dei suoi trucchi era di destreggiarsi tra tre scatole di sigari. Ogni volta che ne cadeva una gridava verso il pubblico:
È colpa vostra se non mi riesce. Se venivate la scorsa notte mi avreste visto farlo bene. Sì, gente, questa notte l’ho fatto!
Non a caso Jimmy Savo e Fred Allen esordiranno insieme a Broadway, allo Shubert Theatre, in Vogues of 1924!
La consacrazione di Jimmy come il più grande pantomimo del mondo, come fu definito da Charlie Chaplin, avviene nella settimana da Domenica 4 a Sabato 10 Novembre 1928, in uno degli ultimi spettacoli di vaudeville nello storico BF Keiths Palace Theatre, a New York City, considerato il tempio, la quintessenza del vaudeville, il più prestigioso dei 15.000 teatri di vaudeville sparsi per tutta l’America. Il percorso attraverso il cancello di ferro sulla 47th Street, successivamente il cortile, fino alla porta del palcoscenico, è considerata come una tesi di laurea con lode in arte dello spettacolo.
Due testimonianze:
Antony Slide, nella sua Enciclopedia del Vaudeville, ci dice che Jimmy entra, all’età di 20 anni, a far parte del circuito Orpheum, specializzato in vaudeville con teatri in diverse città americane, da costa a costa. Il vaudeville era, all’epoca, un genere molto seguito se si pensa che il teatro di San Francisco ospitava fino a 3.500 persone. E’ opportuno riferire che Antony Slide pospone di tre anni la data di nascita di Jimmy Savo, come risulta dal certificato di Battesimo presso la Chiesa della Beatissima Vergine del Monte Carmelo di New York. Jimmy, col passare del tempo, aggiunge all’equilibrismo e alla giocoleria, funambolismo, canto, ballo e si cimenta nel racconto di barzellette: viene presentato sui cartelloni come the Child Wonder Juggler, Il meraviglioso bambino giocoliere. George Freedley, Curatore della Collezione Teatrale della New York Public Library ci dice che Jimmy fece la sua prima apparizione professionale a NY, al Victoria Theatre di Hammerstein, nel 1912, dove recitava Mlle Polaire, talvolta (e a torto) reclamizzata come la donna più brutta del mondo. Nella parte bassa del cartellone al Vittoria di Hammerstein, Jimmy svariava dal burlesque al vaudeville. Poi gli occorsero sei anni di varietà e di burlesque prima di diventare un divo pronto ad approdare a Broadway.
Il passaggio al burlesque è così giustificato da Jimmy:
[…] Ma costava molto viaggiare con un cavallo e uno struzzo (di cartapesta n.d.r.). Dovevo far fare delle gabbie per loro e pagare per l’eccesso di bagaglio sul treno. Decisi che il vaudeville era troppo costoso. Qualcuno mi suggerì di entrare in una compagnia dì burlesque perché sarei stato parte dello spettacolo e loro avrebbero pagato tutte le mie spese di viaggio. Perciò feci un contratto con un direttore di burlesque.
Il passaggio dal vaudeville al burlesque è un momento molto importante per Jimmy, sia da un punto di vista affettivo sia da un punto di vista artistico: da una parte il matrimonio e la paternità, dall’altro il passaggio da giocoliere ad attore, come rivendica in famiglia e racconta in I Bow to the Stones:
“Tu non sei un attore, sei un giocoliere”, disse mio fratello piccolo.
“Lo faccio sul palcoscenico, si o no? lo sono un attore!
Ma andiamo con ordine e percorriamo, insieme a lui, questo passaggio che è anche un passaggio dall’intrattenimento angelico del vaudeville: pagliacci, giocolieri e ballerini, torch-singer, cantanti, cioè, di accorate canzoni di amori impossibili da una parte, e, dall’altra, allegre donnine dedite all’esaltazione di piaceri proibiti. Del resto tutti gli artisti, un tempo, erano protetti da Dioniso, con il suo seguito di silfidi, putti e ninfe amorose e seminude, ma, accanto a lui, anche Priapo, assieme a baccanti e satiri, raffigurati come caproni, con corna, zoccoli, code e quanto altro, incredibilmente simili a come si è soliti dipingere il diavolo. Insomma angeli e demoni!
Il burlesque, con la marcata presenza femminile, introduce elementi trasgressivi, sia pur in modo prima ingenuo e scollacciato, attraverso battute oscene, poi sempre più orientato verso lo spogliarello e il night club. Probabilmente il burlesque, rispetto al vaudeville, richiedeva maggiore abilità ai comici proprio perché si rivolgeva ad un pubblico diverso, meno sofisticato, attratto dalle grazie di ballerine sempre meno vestite. Questa passaggio fu facilitato, negli Stati Uniti, dal fatto che nel burlesque veniva ugualmente ospitata la clownerie e la giocoleria, proprie del vaudeville, ma mostrate in contesti del tutto diversi:
Queste le parole del direttore, rigorosamente con sigaro e canottiera di ordinanza:
“Ho un’idea”, lui disse; “questa sarà una cannonata finché non escogitiamo un numero comico per te. Ascolta. Ti organizzo un numero equestre, come al circo. Ci metto almeno sedici belle ragazze in abito da cavallerizze sul palcoscenico dietro di te e tu fai il tuo numero da giocoliere, quello che fai di solito. Ma finiamo in un modo straordinario. Tu tieni in equilibrio una delle ragazze seduta sul tuo cavallo di cartapesta e le altre si spogliano, sai, velocemente. Poi prima che uno se ne renda conto, tutto avviene all’istante. La ragazza e il cavallo vengono giù, tutte le altre corrono all’impazzata verso le quinte.
Nel vaudeville, dunque, Jimmy teneva in equilibrio, sul mento, un enorme struzzo o un cavallo di cartapesta, con la pancia rivolta verso l’alto, con un buco al centro: reggendolo in equilibrio, Jimmy cercava di tenere per aria, per più tempo possibile, alcune palle che, una alla volta, finivano nel buco, fino al completamento dell’esercizio. E nel burlesque? Il cavallo sul mento è all’incontrario, non ha buchi di sorta sulla pancia e, mentre Jimmy lo tiene in equilibrio e cerca di tenere per aria il più possibile le palle, una delle 20-girls-20, seduta sul cavallo comincia a spogliarsi, le altre 19 la seguono, alle spalle del nostro, fino a che sono tutte nude e, allora, con un grande frastuono, tutto viene giù e le 20-ragazze-20, inseguite da Jimmy e dal suo cavallo, spariscono dietro le quinte.
Interessante, a questo proposito la testimonianza di E. E. Cummings, scrittore, drammaturgo e pittore, grande estimatore di Jimmy, cui dedicherà, oltre a dei quadri, una delle sue poesie ermetiche, di tipo visivo. Il burlesque, dice Cummings, nella prima metà di questo secolo (1900) non era semplicemente una sfilata di spogliarelliste e un corpo di ballo di 20-Girls-20, e non furono le ragazze, alcune delle quali particolarmente brutte, ad attrarlo ma furono invece le scenette e le danze comiche dei burloni che lo attirarono fino all‘Old Howard e successivamente ai National Winter Gardens di New York. Ed aggiunge che il successo di Jimmy Savo fu l’incarnazione vivente del principio evolutivo noto come neotenia (fattezze infantili). Con i suoi grandi occhi pieni di sentimento e il suo corpo piccolissimo, per un uomo adulto, Savo avrebbe potuto fare un accettabile Oliver Twist. Savo non era un nano, solo una persona di statura piccola, che accentuava con abiti sovradimensionati e una bombetta. “E se non si ha l’impressione che fosse uno di quegli artisti che si muovono sulle loro caratteristiche fisiche, basterebbe ricordare che nientemeno che Charlie Chaplin lo definisse “il più grande pantomimo del mondo”. Jimmy tende ad esasperare le sue caratteristiche fisiche, con un cappellino troppo grande per lui, che tendeva a cadergli sul viso ed un lungo cappotto, che dava l’impressione di un uomo di corporatura normale che stesse per metà nella botola di un palco”.
Non a caso Cummings cita Charlie Chaplin, regista e attore nel film del 1915, Burlesque on Carmen con Olga Edna Purviance, da sempre e per sempre al suo fianco, che aveva annotato nel 1910:
Chicago […] aveva una spietata gaiezza pionieristica, nota come spettacolo di burlesque, consistente in un gruppo di agguerriti e rumorosi attori comici, supportati da venti o più ragazze del corpo di ballo: alcune carine, altre per niente. Alcuni comici erano divertenti, ma la maggior parte degli spettacoli erano commedie piccanti …
Oltre a ciò Jimmy, ci racconta, che poteva finalmente indossare i calzoni lunghi, più adatti ad un adolescente e alle sue nuove esigenze e pulsioni, e che, inoltre, il costo dei viaggi, suoi, dello struzzo e del cavallo di cartapesta, non erano più a suo carico, ma a carico dell’impresario. Non lo dice esplicitamente, ma non è difficile, da parte nostra, immaginare che la compagnia di 20-girls-20, sempre pronte a disfarsi dei vestiti, fosse molto più interessante e gradevole di quella delle torch singer, sempre pronte a piangersi addosso, e che la rincorsa dietro a 20 belle ragazze, quasi del tutto nude, non si limitasse alle quinte del palcoscenico, ma finisse, di conseguenza, anche nei camerini. Sia Chaplin che Cumming sono d’accordo nel raccontarci che ce ne erano anche tante di graziose e possiamo immaginare l’affetto che potevano esercitare su un giovane immigrato italo americano, con grandi occhi dolci e infantili. Del resto, fin da bambino, era stato viziato e coccolato da belle ballerine, ma lasciamogli la parola:
Un giorno mentre passavo di lì, sentii voci provenienti dall’alto: “ragazzo, ragazzo!” Erano le voci di due ragazze che lavoravano come ballerine nel piccolo spettacolo del Museo. Erano affascinanti ragazze che indossavano dei kimono giapponesi. Quando mi chiamarono, si dovevano essere appena alzate perché i loro capelli erano arruffati e poi sentii odore di caffè. Salii felice le scale e loro mi colmarono di attenzioni. “Oh, che ragazzo carino!” Mi mandarono con un biglietto da una merceria girato l’angolo a comprare cinque cent di forcine per capelli. Quando fui di ritorno con le forcine, mi dettero una fetta di pane spalmato di burro e zucchero granulato. Ogni giorno ero solito guardare in su verso la loro finestra per vedere se ne venisse un altro richiamo. Mi mettevo a camminare a piccoli passi in su e in giù guardando verso la finestra, aspettando con molta ansia. Finalmente un giorno, con mia sorpresa, invece dello zucchero ci fu della marmellata sulla mia fetta di pane. Era la prima volta che avessi mangiato della marmellata. E ricevetti anche un bacio sulla guancia.
Dunque fra le assolutamente carine, come risulta dall’album di famiglia di Jimmy, messo a diposizione di parenti, amici ed estimatori di Jimmy, dalle sue nipoti, c’è, senz’altro, Frances Victoria Browder, nelle immagini in alto, ed è subito amore: nell’arco di pochi mesi, nel 1918, marito felice e padre responsabile. Franza, questo il suo nome d’arte, sarà, ancora, sul palco, accanto a Jimmy, nel 24, nell’esordio a Broadway in Vogue of 1924 e nel Novembre del 1928, nello storico BF Keithsnel Palace Theatre, a New York City, il più famoso teatro di vaudeville, in un numero intitolato Slow Motion. Nel 28 Jimmy aveva 36 anni ed era sposato da 10.
Gli incontri di Jimmy con le belle signorine del burlesque avevano luogo nei teatri dei fratelli Minsky, gli inventori del genere Minsky’s Burlesque, che avevano iniziato con un teatrino al sesto piano del National Winter Garden, ben fisso nella memoria di E. E. Cummings, su Houston Street, a New York, ristrutturato, inserendo, per la prima volta negli Stati Uniti, una passerella che avvicinava, pericolosamente e temerariamente, le graziose signorine al pubblico pagante. Il problema, però, era costituito dal fatto che era permesso alle ragazze di mostrarsi a seno nudo, a condizione di restare ferme ed immobili come statue greche o latine, in posizioni classicheggianti, mentre in passerella si sfilava marciando, danzando, ancheggiando e ondeggiando: un fiocchetto, un bottoncino, una margheritina, simpatici copri-capezzoli e il comune senso del pudore poteva ritenersi soddisfatto! D’altra parte il pubblico che si assiepava sotto la passerella era quasi sempre di modeste disponibilità, non poteva permettersi altri più sofisticati passatempi, per via della depressione economica.
Forse in contesti come questo che nasce uno degli aforismi di Jimmy: Lady Godiva era la più grande giocatrice d’azzardo del mondo: ha messo tutto quello che aveva su un cavallo. Lasciamo al lettore la maliziosa interpretazione che ha poco a che fare con i concorsi ippici, sebbene Jimmy abbia interpretato il ruolo di un bookmaker, in Reckless Living,(nella immagine qui a lato) ma ricordando come lady Godiva amasse cavalcare nuda!
Il tentativo, nel 1931, di esportare il marchio Minsky in alcuni teatri di Broadway, portò all’apertura di altri sei locali a New York e, ancora, a Baltimora, Philadelphia, Albany e Pittsburgh. Fra i comici di Minsky, accanto a Jimmy Savo, Phil Silvers, Zero Mostel, Jules Munshin, Eddie Collins, Red Buttons, Irving Benson, Red Skelton, Danny Kaye. Le ragazze, che iniziarono a spogliarsi ancora adolescenti, guadagnavano tra i 700 e i 2000 dollari alla settimana. Ma proprio alla fine del 1937, una spogliarellista del New Gotham Theater di Abe Minsky ad Harlem fu vista lavorare senza G-string, senza il tanga cioè, e ciò portò alla fine non solo del Minsky’s Burlesque ma di tutto il burlesque a New York. A seguito della denuncia di alcuni cittadini indignati, furono, infatti, revocate e non più rinnovate le licenze di tutti i locali di New York che saranno chiusi, definitivamente, nell’Aprile del 1937, per volere del sindaco, l’italo americano Fiorello La Guardia, una volta riconfermato nella carica. Fiorello, infatti, riteneva questo genere di spettacolo promotore di sentimenti immondi e altamente nocivo per la gioventù americana. Ancora un tentativo di ripresentare questo tipo di spettacolo, sia pure in una nuova veste più elegante e patinata ed in un prestigioso teatro di Broadway, finisce ancora una volta in una stazione di polizia ed è una delle ultime apparizioni di Jimmy, ormai cinquantenne, a teatro.
In ogni caso, fra i mazzi di fiori ed i messaggi di augurio e conforto che raggiungono Jimmy, quando subisce, alcuni anni dopo, l’amputazione di una gamba, per via di un tumore osseo, c’erano quasi tutte, sia le torch-singer del vaudeville: Belle Baker, una delle cantanti più pagate dell’epoca, con lui allo Chez Paree di Chicago, Ella Fitzgerald, The Queen of Jazz, con lui al Cafè Society di New York, o Eva Tanguay, The Queen of Vaudeville, con lui nel circuito Orpheum, sia alcune fra le favolose ragazze del burlesque che sapevano spogliarsi con grande sensualità ed altrettanta ironia: Gipsy Rose Lee, la donna che inventò lo spogliarello, e le splendide Margie Hart, Tempest Storm, Ann Corio, Faith Bacon ecc.
E siccome il peccato è più attraente della virtù, paga di più e si racconta meglio, seguiamo Jimmy nelle sue esibizioni di burlesque con alcune di queste meravigliose e belle signore, incontrate sui palcoscenici dei teatri di New York e quasi tutte provenienti dai mitici Minkhsy Teatrhe’s. Fatta eccezione per la povera Faith Bacon, che pose fine ai suoi giorni, volando fuori dalla finestra di un albergo di Chicago, quasi tutte, abbandonate le scene, hanno vissuto una vita agiata, piacevole, spesso lunga, godendo della simpatia, dell’affetto, del rispetto e della gratitudine di chi le aveva seguite ed apprezzate, in gioventù, nelle loro esibizioni.
Una delle star dei Minsky’s, amica di Jimmy, era Anna Cicoria, in arte Ann Corio, pseudonimo scelto anche per rispetto alla sua famiglia, molto religiosa, composta oltre che dai genitori, immigrati italiani, da altri 11, fra fratelli e sorelle, che abitavano ad Hartford, nel Connecticut e che, almeno agli inizi, avevano disapprovato la professione che lei si era scelta. Mentre era ancora adolescente, a 16 anni, il bell’aspetto ed un fisico avvenente, le avevano permesso di diventare una brava showgirl ed una stripteasese popolarissima, apprezzata per stile e talento. E’ probabile che Jimmy e Anna fossero molto amici, anche per le origini di entrambi, e non è escluso che parlassero l’Italiano che si parlava fra gli immigrati di New York. Dopo la chiusura definitiva delle case di burlesque, Ann Corio si trasferì a Los Angeles, dove girò numerosi film in ruoli esotici, ambientati essenzialmente nella giungla come Call of the Jungle, Jungle Siren, e Sarong Girl (Una donna cresciuta nella giungla aiuta un uomo a combattere i nazisti che stanno tentando di organizzare una rivolta fra le popolazioni native recita il trailer del film!)
Con la seconda guerra mondiale, divenne una delle pin-up, ragazze-copertina, per la rivista YANK, dove apparve nel numero del 3 settembre 1943 della pubblicazione settimanale, che allietava l’impegno dei giovani militari americani, durante la II guerra mondiale, soprattutto in Europa.
Nel 1962 aveva portato in scena, come regista ed attrice, un nostalgico spettacolo off-Broadway This Was Burlesque cui seguì, nel 1968, un libro di memorie con lo stesso titolo.
Il suo necrologio:
Ann Corio, la regina del burlesque dai capelli ramati e dagli occhi verdi, il cui spettacolo di lunga data, This Was Burlesque, ha tenuto viva l’arte delle spogliarelliste, nell’età del film a raggi X, è morta all’età di 90 anni
Jimy Savo e la povera Faith Bacon, si ritrovano insieme nello spettacolo Earl Carroll Vanities, ottava edizione di una serie iniziata nel ‘23, che esordisce il 1 luglio 1930 e termina il 3 gennaio 1931 con 215 repliche, sull’onda di una notorietà scaturita da una irruzione della polizia, fin sul palcoscenico, in un matinèe del 9 Luglio, durante uno sketch che aveva, come protagonisti, proprio Jimmy e Faith.
Nello sketch Alta moda – Una vetrina di Merls, infatti, un timido vetrinista di un grande magazzino, Jimmy, deve cambiare la biancheria intima ad alcuni manichini di cera femminili, i quali prima sembrano immobili, e poi, sotto le mani di Jimmy, si animano sempre più: è il momento in cui avviene l’irruzione! E, per buon mercato, viene arrestata Faith Bacon, la cui unica colpa è di avere sbagliato, nello stesso sketch di Jimmy, le misure della conchiglietta che le copriva il pube, di cui tutti si erano potuti accorgere anche a causa di uno spot light malizioso, che aveva illuminato il palco a giorno. Ma una volta pagata la cauzione, gli ostaggi furono presto di nuovo in teatro. Lo sketch Alta moda fu rivisto, la conchiglia pubica di ordinanza di Miss Bacon, ingrandita e le luci abbassate.
Questo il commento di Jimmy:
Non in programma: un imprevisto viaggetto in tribunale, quando il dipartimento di Polizia ebbe da obbiettare su uno sketch in cui ero coinvolto. (Jimmy in una appendice a I Bow to the Stones)
Nello show che amava presentarsi come “il più nudo della storia”, gli arrestati sono Irene Ahlberg, di 19 anni, che ha vinto il titolo di “Miss America” quest’anno; Constance Trevor, di anni 22; Eileen Wenzell, 20 anni, conosciuta come “MissSt. Louls; ”Frances Joyce, 19 anni,“ Miss San Francisco”; Kay Carroll, 22; Naomi Ray, 22: Jimmie Savo, comico, 34; Betty Veronica, 18 anni e Faith Bacon, 20.
Feroci le critiche dei giorni successivi. La più benevola tendeva a compiangere i comici Jimmy Savo, Herb Williams e Jack Benny, divertenti ma costretti a nuotare costantemente nel letame (J. Brooks Atkinson sul The New York Times) Non a caso l’accenno al nuoto, visto che in un altro sketch, finito nel mirino dei solerti critici che non mancavano di soffermarsi sui particolari più scabrosi di una performance, si parlava, in forma anonima, di anatomie femminili, studiate grazie ad un balletto sottomarino in cui le movenze del corpo di ballo si riferivano all’ondeggiare nelle acque di sirene ammaliatrici, tra cui a tutti è sembrato scorgere anche un giovane e grazioso sirenetto.
Faith Bacon morì il 26 settembre del 1956, a 46 anni, dopo una agonia di 24 ore in seguito alle ferite riportate nella caduta dal balcone della sua stanza in un hotel di Chicago, dove viveva ormai, e sempre più spesso, da sola, nonostante un matrimonio, forse di convenienza per entrambi gli sposi, alle spalle. Fra le possibili cause la depressione dovuta ad un certo disordine affettivo e l’isolamento, mal sopportato, a cui l’aveva condannata il suo ambiente. In ogni caso l’American Guild of Variety Artists, una organizzazione sindacale, ne richiese il corpo e ne organizzò la sepoltura nel cimitero di Wunder a Chicago.
Nel 1942, a 50 anni , Jimmy torna a Broadway , in Wine, Women and Song, uno spettacolo che mette insieme vaudeville, burlesque e Broadway Musical. Ed allora come si poteva fare a meno di lui? Sembra una sintesi perfetta della sua carriera, una specie di indice a fine libro, il meglio del suo repertorio! L’esordio, all’Ambassador Theatre, il 28 Settembre 1942, la chiusura il 3 Dicembre, dopo 150 repliche. Chiusura forzata dalla polizia e tanti in galera. Con Wine, Women and Song, non chiude solo uno spettacolo ma ha fine, definitivamente, una intera epoca, quella del burlesque in particolare. Accanto a Jimmy una altra splendida, voluttuosa, rossa: Margaret Bridget Bryan. Margaret nasce il 28 settembre 1913 a Edgerton, nel Missouri, una degli otto figli di una famiglia di contadini. Lascia casa a 16 anni, trova lavoro come corista a Chicago (in realtà scappa di casa per unirsi ad un gruppo corale), studia danza esotica al Garrick Theatre di St. Louis e, una volta maggiorenne, esordisce nel burlesque, assumendo il nome d’arte Margie Hart. Chiamata la Garbo dei poveri perché, come la riservata e taciturna attrice svedese, anche lei era di poche parole: non parlava, non cantava e non ballava ma si spogliava rapidamente e completamente. A New York si esibiva, spesso assieme a Jimmy, al Minsky’s Gaiety e suscitava molti entusiasmi, dal momento che, durante il suo numero, veniva giù il teatro!
Nell’Aprile del 1935, durante una di queste esibizioni, vennero arrestate in tre, con l’accusa di manifestazioni contrarie alla decenza: La Hart, allora ventunenne, la Browner, ventiduenne, e la McCormick, ventiquattrenne. Insieme alle ballerine finirono in carcere anche Jack Keller, direttore di scena, ed Edward Goodman, assistente della direzione teatrale. Il 7 Maggio le ragazze vengono assolte mentre gli organizzatori vengono condannati e detenuti.
Un paio di anni dopo, nell’aprile del 1937, raccontano le cronache dell’epoca, una delle ballerine del Minsky, la nostra Margie appunto, si era esibita senza conchiglia pubica, e pertanto al celebre teatro fu revocata, prima provvisoriamente, poi definitivamente, la licenza. Grazie alla frequentazione amichevole della Hart con un amico detective che bazzicava la questura, Margie veniva regolarmente avvisata delle ispezione dei censori all’Ambassador Theatre, in modo da indossare (si fa per dire), ancora per tempo, la G-string, quella minuscola conchiglia, in cui si barricava lo spirito puritano del tempo, ma un litigio col fidato informatore era stato fatale per lei e per tutti gli appassionati del genere. Anche le speranze di riapertura del teatro, riposte nella elezione del nuovo sindaco di New York, che si sperava fosse un candidato tollerante, si rilevano mal riposte con la rielezione di Fiorello La Guardia, che revoca la licenza allo spettacolo definitivamente.
E’ questo lo scenario in cui si colloca, nel ’42, l’episodio di Wine, Woman e Song, quel tentativo di Isidore H. Herk di conciliare il vaudeville, con il burlesque ed un musical tradizionale, da presentare a Broadway, con la partecipazione prestigiosa di Jimmy e di Margie, ma che si rivelerà fatale per lui. Con la chiusura dello spettacolo, sia pure dopo 150 repliche, chi ha la peggio è proprio Isidore, che era stato uno dei grandi manager di burlesque per tutto il periodo tra le due guerre e, quindi, un personaggio determinante nell’evoluzione di questo genere di spettacolo e dei gusti dei tanti estimatori, una generazione intera di giovani americani entusiasti. L’accusa sembra pretestuosa: i numeri di striptease, durante lo spettacolo, sopportati in club privè, inopinatamente considerati una provocazione in locali pubblici, avevano scandalizzato e scioccato alcuni ingenui spettatori, che si erano rivolti agli organi giudiziari. Billboard, una autorevole rivista di musica e spettacoli vari, che aveva iniziato le pubblicazione nel 1894, invece, ritiene lo spettacolo più che osceno, noioso, rispetto a quanto era possibile trovare, all’epoca, in giro, di notte, a New York. Dopo 6 mesi di carcere, Isidore viene liberato il 2 gennaio del 1943 su cauzione, e, incredibile, gli si chiede di riorganizzare uno show simile per dare elementi pertinenti di giudizio alla giuria in vista del processo! Dopo di che verrà condannato a diversi mesi di carcere. Herk aveva allora 59 anni e soffriva di problemi cardiaci, morirà nel Post Graduate Hospital di New York, il 5 luglio 1944 a 61 anni. Per approfondire l’argomento di può consultare la scheda dello spettacolo che riprende, attraverso la rassegna stampa dell’epoca, l’evento.
Ma cosa succede alla bella Margie? Dal momento che il peccato finisce quasi sempre col pagare più della virtù, Margie Hart, la voluttuosa dai capelli rossi e fiammeggianti e dalla figura statuaria, diviene famosa! Sempre nel 1942, sposa Seaman Block Jacobs, un bravo scrittore di commedie per attori famosi come Bob Hope, Lucille Ball, George Burns e che la fa esordire in alcune produzioni serie come, Light Up the Sky e Cry Havoc, con buone recensioni, seguite poi da Red, Hot and Blue, Light Up the Sky e Rain. La coppia che si era trasferita a Los Angeles nel 1947 divorziò nel 1955. Da dimenticare il suo esordio cinematografico: Lure of the Island, infatti, è stato il suo primo e ultimo film, come ci si può rendere conto, direttamente, con alcuni filmati pubblicati su Youtube. A Los Angeles, dimostra abilità manageriali, sistemando vecchi edifici nell’area di Hancock Park e vendendoli con profitto. Diventa presidente di Screen Smart Set, un gruppo di supporto per la Motion Picture and Television Home a Woodland Hills, in California. A metà degli anni ’70 incontra l’ex giocatore di football americano John, “Big John”, Ferraro che era diventato, una volta abbandonato il rugby, presidente del consiglio comunale di Los Angeles e lo sposa nel 1982.
Frequenta la gente bene di Los Angeles, tenendo grandi feste nella sua casa di Bel-Air, in appoggio alle attività del marito e diventa così un punto di riferimento nella vita cittadina: Margaret era una delle donne più divertenti, oltraggiose e affettuose che abbia mai incontrato, dichiara il sindaco Richard Riordan. Ma le piaceva anche sfoggiare la sua capacità di scrittrice ed intrattenitrice: in una epoca in cui Eleanor Roosevelt, la first lady statunitense, la Presidente della Commissione presidenziale sulla condizione delle donne, era titolare di una rubrica giornalistica, intitolata My Day, la signorina Hart ne proponeva un’altra, con un taglio significativamente differente e provocatorio, intitolata My Night, pubblicata su riviste dedicate allo spettacolo. Poco dopo il secondo matrimonio, Hart soffre di un aneurisma e di un infarto che la paralizzano parzialmente, ma non rinuncia a partecipare a eventi di beneficenza, mettendo da parte la carrozzina ed aiutandosi con un elegante bastone! Negli anni ’90 la sua salute declina rapidamente fino a quando muore a Los Angeles il 30 gennaio 2000. Suo marito la segue un anno dopo. Il suo necrologio:
Colei che fu la prima ad esibirsi senza perizoma e colei che costrinse il Sindaco di New York a spegnere la luce sull’ultimo spettacolo di burlesque, ponendo fine a migliaia di show, aveva 86 anni!
Lo stesso anno in cui muore la Hart scompaiono altre 2 protagoniste della stagione del burlesque: Ann Coiro e Lili St. Cyr. Quasi tutte ricordate in una celebre canzone di una commedia musicale del 1940 in cui in una intervista immaginaria, Gipsy Rose Lee, la donna che inventò lo spogliarello, si prende gioco delle sue rivali, ritenendosi intellettualmente superiore:
“Zip! Il mio gusto artistico è classico e caro.
Zip! Chi diavolo è Lily St. Cyr?” e “Zip!
Ci vuole l’intelletto per padroneggiare la mia arte. /
Zip! Chi diavolo è Margie Hart?”
Nella immagine: Gipsy Rose Lee, Ann Coiro e Lili St. Cyr.
Sul rapporto di Jimmy con il suo pubblico, sulla sua capacità di rapportarsi, attraverso la sua arte, con chi gli sta vicino, è interessante la testimonianza dei già citati Samuel’s in C’era una volta il palcoscenico – L’allegro mondo del Vaudeville. Addirittura questa testimonianza è l’incipit dell’intero saggio ma è anche un addio a Jimmy, descritto, in età avanzata, mentre si esibisce, ricordando le origini, ancora una volta artista di strada, ancora una volta living statue, per allietare i bambini di passaggio:
Il vecchietto piccolino, in piedi all’angolo della Cinquantasettesima Strada e della Sesta Strada aveva alle spalle un fabbro e stava dritto come un re. Sebbene fosse uno di quei pomeriggi di New York insopportabilmente caldi, appariva fresco e impeccabile nel suo pesante completo lana da uomo, con la sua bombetta in testa. Per anni sui palcoscenici del vaudeville portava una bombetta troppo grande per lui, con pantaloni larghi e un cappotto così lungo da raggiungere quasi il pavimento. Ciò che rendeva davvero inconfondibile Jimmy Savo erano i suoi occhi neri enormi e infantili.
Quando un passante lo riconosceva e si fermava, gli occhi sembravano diventare ancora più grandi e la sua bocca si arricciava verso l’alto. Savo, allora, assumeva uno sguardo compiaciuto, si inchinava , sollevava la sua bombetta in alto, presentava un lecca-lecca, dicendo: “Un Oscar per te, amico mio”. Un lecca-lecca per i bambini. Loro erano incantati dalla sua piccola pantomima, anche se non avevano mai sentito parlare di Jimmy Savo. I loro genitori, invece, che erano a conoscenza del fatto che Jimmy aveva subito l’amputazione di una gamba per la cancrena, erano felici di vederlo ancora fare un po’ del suo vecchio repertorio teatrale.
Altrettanto importante quest’altra testimonianza, al di qua dell’Oceano:
[…] accanto ad un ex-bar di questo ex-paese abbandonato di Ameria ho conosciuto Jimmy Savo, all’inizio delle vacanze scolastiche estive, nel 1960, ad appena tre mesi dalla morte. É qui che ho impresso il nitido ricordo di una persona distinta ed umile, cordiale e sorridente. Per meravigliare i presenti, in particolare noi bambini, lasciava rotolare la sua “bombetta” dalla testa lungo il braccio e viceversa. Jimmy, ogni volta che veniva in zona sostava al negozio “Della Rosa” di Via della Repubblica ad acquistare una dozzina di orologi, poi una manciata di sigari poco più avanti dalla tabaccheria “Pedinelli”, quindi riempiva due tasche di caramelle da zio “Menchino” a Croce di Borgo. Dopo due chiacchiere con le più disparate persone del posto che incontrava salendo, tra Piazza Catena e Piazza Marconi, aveva già regalato il tutto. Sensibile ai problemi altrui pagò il costo di una protesi, in sostituzione della “tradizionale” gamba di legno, alla giovane Signora “Ginetta” Acciacca, avendo anche lui lo stesso problema sempre a causa di un incidente, venendo incontro alla sua necessità.
Da questo ricordo parte l’impegno di Franco Della Rosa, l’architetto che si occuperà della ricostruzione del Castello del Poggio di Guardea, in provincia di Terni, di proprietà della seconda moglie di Jimmy, la giornalista italo-americana Lina Farina. L’architetto Della Rosa, appassionato di manifestazioni artistiche espressive, sarà il primo a promuovere la conoscenza, in Italia, della produzione artistica di Jimmy Savo.
Insomma finisce come era cominciato e come lo ricorda lui stesso al termine del primo capitolo, Beginnings, di I Bow to the Stone”:
Quel primo quattro di luglio ballai all’angolo della strada e ci ricavai un berretto pieno di monetine che mi lanciavano i ragazzi di diciotto o diciannove anni E quando contai i penny, ce n’erano ben 144! Li detti a mio padre. Ed ogni volta che qualcuno mi avesse fatto arrabbiare, avrei richiesto indietro i miei 144 penny per poter scappar via.
Da ragazzo, in un angolo di strada, esibendosi, cercava consenso, accoglienza, apprezzamento, da vecchio è lui, in un angolo di strada, a sdebitarsi e ad elargire carezze, speranze, spensieratezza, tempo e benessere.