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Club&cabaret

Il declino del burlesque non derivò dal mutato interesse degli spettatori verso questa forma di spettacolo ma dall’inflessibilità delle autorità americane per le presenze dei nudi femminili, sempre più audaci; inflessibilità che, soprattutto a NewYork, portò alla chiusura di tutti i locali alla fine degli anni ’30. I proprietari, stanchi di essere perseguitati, in alcuni casi decisero di tornare al vaudeville, in altri trasformarono i locali in cinematografi, alcuni, infine, cominciarono a guardare con interesse alle forme di intrattenimento e di svago in auge, all’epoca, in Europa: variété, avanspettacolo, cabaret e music-hall, in Francia, cabaret in Germania. Proprio in Germania il cabaret assume significati che vanno al di là del puro intrattenimento, e diventa un evento culturale ed esistenziale: divertimento sfrenato, erotismo estremo, musica jazz, satira e, infine, dissenso politico. Evidentemente tutto ciò non poteva essere sopportato dal nazismo che, nel 1935, chiude tutti i locali, punisce i responsabili, deportandoli in campi di concentramento, al punto che alcuni preferirono il suicidio.

Anche in America è la stagione dei cabaret e dei nightclub, con caratteristiche più vicine ai modelli francesi, ma appassionatamente attente ai diversi tipi di jazz, interpretati da grandi musicisti e da famose big band: una grande occasione per i neri americani di conquistare rispetto per la propria cultura.

Non tornerà mai più in scena!

Agli inizi degli anni ’40 Jimmy vive una profonda crisi professionale. Sullo sfondo della II guerra mondiale, Il mondo dello spettacolo sembra averlo dimenticato. Dopo il trionfale 1938, con due lungometraggi ed il musical di maggior successo, The Boys from Syracuse, Jimmy viene trascurato da Hollywood e incappa in tre flop di fila a Broadway, addirittura sospensione dello spettacolo ed il carcere per il produttore di Wine, Woman and Song. In soccorso a Jimmy arriva un personaggio davvero unico, Barney Josephson, che, dopo un giro in Europa, per un profondo amore per il jazz e il cabaret e per una profonda ammirazione e un attento rispetto per i musicisti neri, non solo come artisti ma come esseri umani, sottoposti ad ingiuste prevaricazioni, aveva aperto, il 28 dicembre 1938, in una seminterrato di Sheridan Square, nel Greenwich Village, a forma di L, il Café Society, da lui definito “il posto sbagliato per il popolo giusto“.

E’ doveroso sottolineare come in un epoca in cui i negri americani subivano discriminazioni e segregazioni nei matrimoni, nei ristoranti, nei mezzi di trasporto, nelle università, nei cinema e nei teatri e venivano ancora commessi, impunemente, linciaggi di intere famiglie nere, soprattutto negli stati del sud, Barney dichiari:

“Volevo un club dove neri e bianchi lavorassero insieme dietro le luci della ribalta e sedessero insieme davanti”.

Mentre un amico di Barney, John Hammond, un appassionato di jazz, diventato poi vice presidente della Columbia Records, si occupa dei musicisti, mettendo insieme una band di sei elementi con Frankie Newton, due pianisti di boogie-woogie (Ammons e Lewis), Jack Gilford e la solista Billie Holiday, nella foto in alto, Barney ha il compito di scritturare i comici, ed è lui, quindi, ad occuparsi di Jimmy e lo racconta, grosso modo, così:

Un amico mi aveva parlato di lui, mi raccontava che Jimmy era terribilmente scoraggiato e al verde, dopo aver subito un intervento per ittero. Avevo qualcosa in comune con lui: entrambi i nostri padri erano ciabattini e poveri. Sapevo di lui e gli ho chiesto di raggiungermi a Uptown, presso il club. Arrivò in un pomeriggio, si guardò intorno, Perbacco , questa è un night da sala concerti. Calcolai che Jimmy aveva circa quarantasette anni, ma in realtà era senza età, per via delle sue eterne sembianze giovanili. Gli offrii un impegno di dieci settimane per $ 450, non molto per uno che era stato un artista di prima grandezza nel vaudeville e una grande star a Broadway, solo pochi anni prima. Ma sentiva di dover provare di fronte a un pubblico vero, perché non lavorava da molto tempo. Non volevo provarlo a freddo. Si è fatto una prova in un club di Philadelphia. Sono andato a vederlo di persona. Il posto era un postaccio, pieno di ceffi interessati solo alle gambe delle ragazze. Nessuno prestava attenzione a Jimmy. Dopo il suo numero, lui mi disse tristemente che era così ogni notte. Si offrì di strappare il contratto che avevamo appena stilato. Non mi era sembrato giusto, soprattutto dal momento che non aveva lavorato per così tanto tempo. L’ho rassicurato: Questo non è il posto per te. Avrai un grande successo nel mio club!.

Un anno e mezzo dopo ecco come Burton Rascoe, apprezzato critico teatrale del World-Telegram, scrive la sua recensione sul club:

Paul Martin, il titolare della rubrica culinaria del World-Telegram e esperto di intrattenimento notturno […] temendo che la mia educazione venisse trascurata, mi ha invitato a fare un giretto-per-pub con lui. “Ti porterò al Cafe Society Uptown, dove potrai pescare Jimmy Savo e altri numeri in quello che è il più sofisticato degli attuali spettacoli di cabaret, in un affascinante salotto” . Così, al momento, ero lì, verso mezzanotte, seduto a un tavolo da ringhiera in una lunga stanza dal soffitto basso così affollata che dovevi ondeggiare e muoverti dentro e fuori. C’è una lunga barra su un lato dell’ingresso, e al di là lo spettacolo, sul pavimento. Il pavimento è così piccolo-proprio come ai vecchi tempi – al punto che lo spettacolo è chiamato intimo, perché gli artisti sono praticamente nelle tue mani. Per vent’anni sono stato un fan di Jimmy Savo […] eppure ogni volta la sua esibizione è per me una gioia fresca e totale, così come è lui, un malinconico folletto, al tempo stesso patetico e malizioso, ingenuo e consapevole, infantile e tuttavia così critico. La sua pantomima satirica è sempre tenera, ma è devastante lo stesso. È sottile, estremamente vera, ma solo nei numeri che prepara; i suoi mezzi per creare numeri di interesse sono sempre ampi e chiari e così riccamente fantasiosi da provocare sempre risate […] È stato un piacere vedere la calda risposta che l’azione di Mr. Savo ha evocato. Nei giorni di libera mescita il suo atto sarebbe stato impossibile, a causa dei rumorosi ubriachi che le amministrazioni erano costretti a tollerare perché temevano rappresaglie.

Ed è lo stesso Barney a puntualizzare:

I soloni di Broadway che hanno detto, solo un anno fa, non tornerà mai più, sono stati sbugiardati e dovranno rimangiarsi il malaugurio.

Nelle immagini Jimmy con Josh White, un popolare cantante di colore, e poi con FrankSynatra e con la first lady Eleonor Roosvelt.

Jimmy, ad Uptown, continuò a occupare la scena, meritandosi lo stipendio, portato a $ 3.500 a settimana, fino a quando, nel settembre 1946, gli fu diagnosticato un tumore maligno alla gamba, continua il racconto di Barney. Doveva essere amputata sopra il suo ginocchio. Sono andato poi a trovarlo al Memorial Hospital ed era lì che provava nuove canzoni per il suo ritorno. Mi mostrò alcune delle lettere che aveva ricevuto da tutti gli artisti più celebri, in ogni settore dello spettacolo, tra cui Bob Hope, Stan Laurel, Phil Baker, la spogliarellista Ann Corio (nell’immagine), incontrata nei teatri di burlesque, una dei dodici figli di una coppia di immigrati italiani, Eva Tanguay, compagna di vaudeville di Jimmy, e gli attestati di vicinanza dei soldati che avevano subito amputazioni in guerra. Era sempre stato un generoso, donando il suo tempo per intrattenere i soldati in servizio, profughi, vedove, reduci, e raccogliere fondi per la Croce Rossa. C’erano una cinquantina di cesti di fiori. Uno proveniva da un gruppo, la Bench Sitters Association; la lettera allegata diceva che avevano visto Jimmy dare da mangiare a scoiattoli tutti i giorni a Central Park. Jimmy era con le stampelle quando sono entrato.

“Barney, mi serviranno circa sei settimane per imparare come usare la mia nuova gamba e altre due settimane per provare le mie routine.”

“Ogni volta che senti che sei pronto a lavorare di nuovo, puoi rientrare”

Questo il racconto dell’incontro fra Barney e Jimmy, dopo l’intervento chirurgico, in vista di una ripresa e questa è la descrizione del Café Society da parte di Lina Farina, la seconda moglie di Jimmy, nella postfazione ad I Bow to the stones il volume autobiografico, pubblicato postuno.

Il Café Society fu il più prestigioso night club di NewYork: Fu aperto nel 1938 in Sheridan Square, nel Greenwich Village, da Barney Josephson. Fu il primo night club interrazziale: al Café Society non si guardava al colore della pelle! A differenza del Cotton Club , dove la maggior parte degli artisti erano afroamericani, da Duke Ellington a Louis Armstrong a Cab Calloway, ma ai neri non era assolutamente permesso di entrarvi come spettatori! Il Café Society ospitò i nomi più prestigiosi del mondo della musica e del jazz in particolare: Lena Horne, Sarah Vaughan, Hazel Scott, Anita O’Day, Big Joe Turner, the Golden Gate Quartet,Mary LouWilliams, Count Basie, Dinah Washington, Teddy Wilson, Lester Young, Josh White, Art Tatum, Jango Reinhardt, Pete Seeger, Charlie Parker, Les Paul, Ella Fitzgerald, Coleman Hawkins, John Coltrane, Miles Davis,Art Blakey, Nat King Cole, Benny Goodman, Billy Strayhorn e tanti altri musicisti e cantanti. E Billie Holiday! Che vi cantò per la prima volta la sua Strange Fruit (canzone di condanna verso il razzismo e i linciaggi – ndr)! E dal mondo del teatro e del cinema calcarono il suo palcoscenico Sid Caesar, Carol Channing, Danny Kaye, Zero Mostel e, naturalmente Jimmy Savo. Tutto andava a gonfie vele finché Leon Josephson, fratello diJ Barney non fu convocato dal Comitato per le Attività Antiamericane e poiché si rifiutò di rispondere, fu accusato di disprezzo per la corte. Si scatenò allora una campagna di stampa da parte dei giornalisti più retrivi che costrinse i fratelli Josephson a chiudere il locale nel 1947.

Una curiosità. Per arredare il locale Barney Josephson non ricorse a specchi e tendaggi, come si era solito fare per i locali notturni , ma pensò di chiamare alcuni giovani pittori che si misero all’opera, nonostante lo scarso budget a disposizione, ma attratti dalla sfida dell’innovazione e della originalità. Fra gli altri Adolf Dehn che, nel 1944, raffigurò proprio Jimmy Savo mentre si esibisce mimando le sue canzoni fra i tavolini del Café Society Uptown, ispirato dalle performance di Jimmy, come è facile constatare dando un’occhiata alle foto di scena, in alto. Quando il locale fu chiuso e ancora più avanti, quando fu trasformato in un teatro off Broadway, tutti i murales che potettero essere recuperati, perché dipinti su tela o su pannelli, finirono all’asta o in collezioni private: quello di Adolf Dhen finì al Whitney Museum of American Art di New York. Spesso  l’umorismo di Jimmy risultava ermetico o surreale:  ad es., Lady Godiva era la più grande giocatrice d’azzardo del mondo: ha messo tutto quello che aveva su un cavallo. Lasciamo al lettore la maliziosa interpretazione che ha poco a che fare con i concorsi ippici. ” A sinistra la locandina di una performance di Jimmy presso il “Café Society “di New York.

Come ci viene raccontato ancora una volta da E. E. Cummings, scrittore, drammaturgo e pittore, grande estimatore di Jimmy:Una delle sue specialità era l’uso della mimica per illustrare le canzoni che stava cantando, come in (You Get No Bread with) One Meat ball, un drammatico scambio tra un povero affamato e un cameriere avaro ed insensibile” ed in River Stay ‘way from My Door’, dove era in grado di provocare vere e proprie inondazioni. A seguire possiamo apprezzare la sua voce, per moivi di copyright, solo nell’inizio di “One meat ball”, che è stata interpetata con diversi stili da una intera generazione di cantanti.

Di seguito “River Stay ‘way from My Door”, nella sua interpretazione tratta dal film Merry Go Round of 1938″ accanto alle interpretazioni di cantanti country, soul, jazz e swing. L’efficacia della sua interpretazione ricca di pathos è tanto più evidente se si pensa ad una esperienza vissuta nella sua infanzia, quando vivevano in un seminterrato, così descritta in I Bow to the Stones:

Una notte d’inverno ci fu un grosso acquazzone e la cantina fu inondata. Stavamo tutti dormendo. Aveva piovuto in continuazione dall’ora di cena. L’acqua salì all’altezza dei letti. Mio padre si svegliò e venne da me. Le luci si spensero.Mi sollevò dal letto e mi portò fuori, con l’acqua che gli arrivava quasi alle ginocchia. Mia madre seguiva, tenendo Lucy per mano. Andammo al piano di sopra e bussammo alla porta del cinese[…]

Oltre che al Café Society Jimmy si era anche esibito presso il Café Paree di Billy Rose, nel 1934, il Plaza Theatre nel 1944, la Persian Room del Plaza Hotel di New York, nel 1945, e allo Chez Paree di Chicago. Il prestigioso Café Paree è stato inaugurato 25 giorni dopo il famoso martedì 5 dicembre 1933, che sancì la fine del XVIII emendamento e del proibizionismo: milioni di americani poterono liberamente acquistare alcol con una tassa governativa che servì a sostenere le entrate del Governo e creò un indotto per circa un milione di nuovi posti di lavoro, tutti collegati alla produzione e alla distribuzione di alcolici. Meglio ancora se l’alcool fosse stato accompagnato da un prestigioso spettacolo di varietà. Billy Rose, impresario americano, scenografo, compositore e paroliere, aveva calcolato bene i tempi e previsto tutto ciò: aveva acquistato il locale pochi giorni prima e preparato uno spettacolo d’esordio eccezionale, rivolto non più o non solo ai newyorkesi ricchi e benestanti ma anche ad una classe media che aveva maggiore rispetto per il denaro e pretendeva un intrattenimento di qualità a prezzi adeguati. Due spettacoli tutte le sere: il primo andava in scena alle 20 e 30 e poi veniva ripetuto alle 24 e 30: un coro affiatato faceva da cornice ad un comico affermato, Jimmy Savo, ad un celebre mago, Richard Cardini, all’avvenente ballerina di Tip Tap, Eleanor Powell, alla attrice e paroliera, Gertrude Niesen, una struggente “torche singer” che interpretava il blues con voce malinconica e sensuale, denunciando tradimenti o amori non corrisposti o perduti. Uno spettacolo eccezionale per un pubblico decisamente nuovo. Sono tutti protagonisti della fortunata storia dello spettacolo americano di quegli anni. Billy Rose, con sua moglie, Fanny Brice e Florence Flo” Ziegfeld, avevano dato vita alle Ziegfeld Follies, una serie di prestigiose produzioni teatrali a Broadway dal 1907 al 1931, con riedizioni nel 1934 e nel 1936 e con versioni cinematografiche che hanno permesso di apprezzarle anche in Europa. Nelle Follies è spesso presente Gertrude Niesen, mentre Eleanor Powel approda al cinema ballando assieme a Fred Astaire. Il sodalizio fra Jimmy Savo, Billy Rose, Fanny Brise era iniziato nella settimana dal 4 novembre 1928, cioè 5 anni prima, in uno spettacolo di vaudeville nello storico BF Keiths Palace Theatre, a New York City, considerato il tempio del vaudeville, il più prestigioso dei 15.000 teatri di vaudeville americani. In quella occasione Jimmy si esibisce in un numero intitolato Slow Motion, accanto ad una avvenente attrice, Joan Franza, nome d’arte di Frances Victoria Browder, sua moglie, con cui aveva esordito, pochi anni prima, a Broadway, in Vogue of 1924.

Solo un vaudevilian  che ha calcato il palcoscenico può davvero raccontartelo … solo un artista può descrivere le ansie, le gioie, l’attesa e l’esultanza dell’impegno  di una settimana al Palace. Il percorso attraverso il cancello di ferro sulla 47th Street e poi  il cortile fino alla porta del palcoscenico, è stata la prova con lode per il conseguimento di   un diploma in arti dello spettacolo. Un sentimento di estasi è venuto con la consapevolezza che questo era il Palazzo, la quintessenza  degli oltre 15.000 teatri di vaudeville in America, e la consapevolezza che sei stato selezionato per calcarlo. Di tutte le migliaia e migliaia di artisti del vaudeville nel business, tu sei lì. Questo è stato un sogno adempiuto; questo è stato l’apice del successo. (in  Variety del  Novembre 1928)

Se il Café Society fu il più prestigioso night club di NewYork, Chez Paree era il locale notturno più sofisticato di Chicago. Con sale affollate, corpo di ballo, numeri di danza elaborati, suono di big band, commedia, vaudeville e torche singer, Chez Paree ha incarnato l’età d’oro dell’intrattenimento per quasi tre decenni, dal 1932 al 1960, anno della chiusura (e della morte di Jimmy); sul suo palcoscenico si sono esibiti mostri sacri come Louis Armstrong, Cab Calloway, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Judy Garland, Frank Sinatra, Sammy Davis Jr., Jerry Lee Lewis per citarne solo alcuni conosciuti anche da noi.

In una data imprecisata, allo Chez Paree di Chicago, si sono esibiti Belle Baker, definita regina della canzone e Jimmy Savo, re dei clown come dalla locandina al lato, apparsa su alcuni quotidiani.

Belle Baker (1893, New York City – 1957, Los Angeles, California) cantante e attrice americana, era ritenuta una delle più grandi stelle del vaudeville nell’età del jazz. Si esibì negli anni ’10 e ’20, con un repertorio che variava dal ragtime ai blues per torch singer tra cui la celebre Blue Skies e My Yiddishe Mama. Anche lei si era esibita nelle Ziegfeld Follie, interpretando diverse canzoni di Irving Berlin. Negli anni 30 condusse anche un suo programma radiofonico; Eddie Cantor la descriveva così: Dinah Shore, Patti Page, Peggy Lee, Judy Garland: tutte in una! A seguire una canzone del repertorio della “torche singer” su immagini di scena dell’epoca.

Per approfondire la vicenda di Jimmy presso il “Café Society“, nel contesto storico in cui si è svolta,  il maccartismo e la conseguente caccia alle sreghe, è utile la lettura dei post

mentre il connubio artistico fra Jimmy ed  E. E. Cummings, che ha dedicato all’artista  quadri, poesie e saggi, è stato trattato nel post del 24 Ottobre 2020:  “Jimmy e il poeta”