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Jimmy e il poeta

Se la recrudescenza della pandemia ritarda e allontana la ripresa di quel cammino, di quella proposta di promozione sociale e culturale del nostro territorio, il Mandarra film festival, fatta nel nome di Jimmy Savo, l’attore di origini stiglianesi  che quel percorso lo ha  segnato a partire dal secolo scorso, ci lascia però il tempo di approfondire i temi che ci interessano e che evidenziano come  la storia di un piccolo clown è anche storia della sua gente, del suo territorio, del suo tempo, insomma è Storia.

In questo post vedremo come spesso la sua arte ed il suo nome siano  stati accostati ad alcuni importanti  fenomeni culturali dell’inizio del secolo scorso, come il modernismo, il futurismo, il cubismo, l’espressionismoJimmy e il poeta. dunque.

Cosa pensassero di Jimmy alcuni artisti, scrittori ed attori suoi contemporanei,  ci è noto grazie alla pubblicazione postuma dell’autobiografia,  I Bow to the Stones, ad opera della seconda moglie di Jimmy, Lina Farina, che pensò  bene di raccogliere quelle testimonianze sulle alette e sulla quarta di copertina del libro (nell’immagine in alto). Fra le altre sono riportate le testimonianze di Helen Hayes, una brava attrice, moglie di Charles Mc Hartur che diresse Jimmy in Once in Blue Moon, il suo maggior successo cinematografico, Eddie Cantor, vaudevillan come Jimmy, Richard Rodgers che diresse Jimmy nella commedia musicale The boys from Syracuse, uno dei maggiori successi in assoluto di quegli anni e di Jimmy in particolare, Stan Lauren, l’indimenticabile Stanlio della coppia Stanlio & Ollio e George Freedley Curatore della Collezione Teatrale della New York Public Library.  Nella galleria fotografica all’interno del libro, viene riprodotto un ritratto di Jimmy del grande fotografo  Richard Avedon pubblicato, nel 1959, nel libro Observations, con i commenti di Truman Capote e la grafica di Alexey Brodovitch.  Qui ccanto anche la foto Jimmy Savo 1929 di Edward Steichen, conservata presso il Museum of Modern Art di New York, che coglie alcune delle espansioni fisiche nei movimenti di Savo, durante le sue performance.

Nonostante sia relegata in fondo alla galleria delle immagini, nell’ultima pagina del libro, una testimonianza fra le più significative ed emblematiche, è  “so little (così piccolo), una poesia dedicatagli da Edward Estlin Cummings, all’inizio degli anni ‘40. E.E. Cummings (o meglio e.e. cummings come preferiva firmarsi), in pratica coetaneo di Jimmy, è stato un grande artista: enfant prodige, poeta, pittore, illustratore, drammaturgo, scrittore e saggista statunitense. Oltre al suo profilo su Wikipedia  si può approfondire la sua poetica sulla rivista del gruppo Kidd, M. (2000). E. E. Cummings: Poet and Painter–In Cyberspace. Spring, (9), new series, 140-153. Retrieved October 17, 2020, oppure sul Giornale della E. E. Cummings Society, in cui si dibatte delle sue opere e della sua poetica, anche di quelle che hanno riguardato Jimmy.

Cummings è un autore che viene considerato romantico per quanto riguarda i sentimenti alla base della sua poetica,  che lo portano ad esaltare il rapporto, profondo ed emotivo, di ciascuno di noi con  gli altri e con la natura, al punto da essere spesso fatto oggetto di studio nei diversi ordini scolastici americani, ma profondamente innovativo, addirittura rivoluzionario ed avanguardista,   per quanto riguarda le strutture sintattiche del testo, della sua disposizione nello spazio della pagina, della punteggiatura, delle parole stesse, continuamente scomposte e ricomposte in modo solo  apparentemente casuale, ma capaci di suggerire  al lettore insolite attribuzioni di senso.  Cummings, pertanto viene considerato uno dei massimi esponenti di una poesia visuale, iconica, e per questo inserito fra i modernisti,  molto vicino a movimenti  come  l’espressionismo, il cubismo, il futurismo  ecc. che hanno interessato, in quegli anni, tutte le arti o discipline.

E’ giusto ricordare come alcune sue poesie, non quella dedicata a Jimmy Savo comunque,  siano  state tradotte in italiano da Salvatore Quasimodo, esponente di rilievo dell’ermetismo. E non a caso, come ci viene riferito da Pasquale  De Zio, Franco Della Rosa e dagli  altri del gruppo di Guardea che per primi si sono occupati di Savo in Italia, Cummings era solito paragonare la sua arte di poeta a quella di Jimmy.  Anche lui si riteneva un giocoliere, e il suo gioco consisteva appunto nella manipolazione continua dei testi, delle singole parole e dei segni di punteggiatura, stravolgendo la sintassi di una composizione per  modificarne  la logica e proporre  alla fantasia del lettore nuovi significati.  Essendo anche un raffinato  cultore dell’immagine, pittore e decoratore, la sua manipolazione della parola scritta è funzionale ad una  presentazione visiva più pertinente di un concetto, di un sentimento o di una emozione.

Ma la poesia citata, illustrata fra breve, non è l’unica opera che Edward Estlin dedichi a Jimmy Savo, la cui carriera segue fin dai tempi del burlesque.

I saggi

Di seguito alcune sue testimonianze:

Il burlesque, racconta Cummings, nella prima metà di questo secolo (1900) non era semplicemente una sfilata di spogliarelliste e un corpo di ballo di 20-Girls-20, e non furono le ragazze, alcune delle quali particolarmente brutte, ad attrarlo ma furono invece le scenette e le danze buffe  dei comici  che lo attirarono fino allOld Howard e successivamente ai National Winter Gardens di New York, lì dove si esibiva Jimmy e dove nacque il burlesque.

Ed aggiunge che il successo di Jimmy Savo fu l’incarnazione vivente del principio evolutivo noto come neotenia (fattezze infantili). Con i suoi grandi occhi pieni di sentimento e il suo corpo piccolissimo, per un uomo adulto, Savo avrebbe potuto fare un accettabile Oliver Twist. Savo non era un nano, solo una persona di statura piccola, che accentuava con abiti sovradimensionati e una bombetta…

E se non si ha l’impressione che fosse uno di quegli artisti che si muovono sulle loro caratteristiche fisiche, basterebbe ricordare che nientemeno che Charlie Chaplin lo definisse “il più grande pantomimo del mondo” … “Jimmy tende ad esasperare le sue caratteristiche fisiche, con un cappellino troppo grande per lui, che tende a cadergli sul viso ed un lungo cappotto, che dà l’impressione di un uomo di corporatura normale che stesse per metà nella botola di un palco”.

La pittura

Oltre a dedicargli articoli e saggi,  Cummings  lo raffigura in un quadro, quello a lato, che illustra la sua percezione di un artista che cresceva, fluttuando nello spazio circostante, mano a mano che avanzava nella sua performance teatrale.

Anche qui c’è una frantumazione della compattezza iconica del personaggio mediante una sorta di centrifugazione cubista. Che esprime esattamente l’abilità di Jimmy a liberarsi dalla sua ‘littleness’ sventolando, come esplicitato nel quadro, i suoi caratteristici pantaloni abbondanti, mentre tutt’intorno svolazzano fogli di carta.” … “Anche il ritratto a olio ha un effetto di animazione, dipinto con tratti ampi e rapidi con una gamma di colori vibranti. Cummings trasmette la natura comica della danza di Savo dalle linee sinuose e indistinte dei suoi pantaloni flosci e della giacca esageratamente abbondante. La pittura è sottile in alcuni punti; in altri, è spessa e compatta; ovunque c’è movimento rapido, allegria, libertà, sorpresa ed esuberanza. Chiaramente l’artista e il suo soggetto erano spiriti affini. Spero che Jimmy Savo abbia conosciuto e apprezzato la poesia di Cummings tanto quanto il poeta/pittore amava la comicità di Savo. (in “SPRING”, Giornale della E. E. Cummings Society, num. 6, pag 49-54.  Sia il giornale  che la società sono state fondate a New York nel 1980).

Ma più di uno nega la possibilità che Savo abbia conosciuto e interloquito con Cummings in vita, anche a  giudicare dalla posizione in cui la poesia è stata confinata dalla Farina, cioè  nell’ultima pagina del libro, con un laconico commento!  Comunque risulta interessante il confronto fra il ritratto a olio di Cummings e la foto di Steichen, mostrata in alto, che presentano entrambe, questa immagine dilatata, espansa,  fluttuante dell’attore che acquista un significato particolare se si pensa che la terza moglie di Cummings, Marion Morehouse, fosse  una delle modelle preferite del fotografo.

La poesia

Testimonianza della grande attenzione che Il poeta dedica al clown è so little, la  poesia visuale  che Cummings dedicò a Jimmy, e che fa parte della raccolta Poems 1923-1954, pubblicata da Harncourt, Brace & Woorld Inc. a New York, e riportata più avanti così come viene riprodotta nell’ultima pagina di I bow to the Stones.

Floating Particles of Paper (“Pezzettini di carta fluttuanti”)  è, invece,  un saggio, pubblicato nel 2003, in cui  Michael Webster, docente di Letteratura della Grand Valley State University, esamina la poetica di Cummigs attraverso  la  raccolta delle sue poesie-collage, svolte in un arco abbastanza ampio di tempo, tra cui quella dedicata a Jimmy:  le poesie-collage di Cummings  costruiscono, per Webster,  una superficie verbale- visiva  estremamente frammentata che deve essere giocata e in un certo senso ricostruita dal lettore;  questa frammentazione sottintende  e rivela, però,  il ricorso a  strutture matematiche e geometriche,  estetiche, retoriche e  simmetriche, utilizzate, almeno apparentemente,  in modo anarchico.

Gli appunti che seguono sono un riassunto parziale, del tutto personale, del  saggio di Michael Webster che riporta , a sua volta, alcuni contributi su Jimmy Savo di altri studiosi come  Gilbert Vivian Seldes, scrittore e critico culturale,  Charles Norman, scrittore e  Lloyd Frankenberg, poeta, antologista e critico, quasi tutti coevi di Savo. Se si è interessati è possibile  leggere il saggio su Le  portail Perséè.

Presentando ilsuo lavoro  Myke  Webster riferisce che alcune delle poesie di Cummings incorporano frammenti di realtà o conversazioni ascoltate, come nella conversazione dei poemi di Guillaume Apollinaire, da lui amato, ma inserite  in una struttura verbale-visiva comunque  controllata. Lo scopo di questi costrutti   strutturati è creare non solo  insiemi estetici sorprendenti, ma anche dare vita o movimento, in armonia  con il  soggetto della poesia . In una di queste poesie “so little”,  “così piccolo”, il protagonista oggetto dell’attenzione di Edward Estlin è proprio il “piccolo” clown Jimmy Savo.

Secondo Webster, la poesia, qui a lato, nel suo dispiegarsi,  descrive lo sviluppo, la crescita e la trasformazione del comico Savo mentre esegue il suo numero. Per Cummings,  il crescere si identifica con  il processo psichico che trasforma fallimenti e battute d’arresto nello sviluppo del sé, cioè del proprio io. Una avventura verbale  in “so little he is coinvolge i significati mutevoli della parola so (così), che inizia la poesia come un rafforzativo (“so little”) (così piccolo), si sposta immediatamente per indicare intensità di precisione o correttezza o completamento, come  in “just s0”, (come in proprio così!), per  poi diventare parte di “so; ul “ (animo) e l’inizio e la fine del suo nome  “s: AVo”, il suo essere cioè, l’essenza di sé, la consapevolezza di . Mentre leggiamo la poesia, l’anonimo “he” (lui) della riga del titolo diventa prima una “i” isolata seguita  da un punto di domanda, quindi prende  vita e personalità e diventa un “Is,” a poet, a “childlost/so; ul )foundclown” ( diventa cioè “È”, un poeta, un “bambino smarrito / un’anima,” un “pagliaccio ritrovato”), acquisendo, alla fine, una precisa identità, attraverso il proprio nome). Nella poesia avvengono numerose trasformazioni: Savo si trasforma passando dal dubbio [?] allo stupore [!], dal “so little”  al “grOwing” (cioè al crescendo) a “wi?ng” (ad  Ala) per diventare “a// -live a /, bird” (come un uccello); la sua anima di “bambino smarrito” diventa l’anima di un “clown ritrovato”; il suo primo nome cresce da “” (attraverso “”, “j”, “ji”, “Jim” ecc. ) fino  a “jimmy” mentre la parola “so”, come detto,  si trasforma prima in “soì; ul “ (anima)e poi nel suo cognome,” s: / A / V / o “(con le maiuscole che sottolineano l’anima aviaria cioè le ali di un uccello che permettono a  Savo di  spiccare il volo. Il testo stesso si sposta dalle dichiarazioni su Savo all’espansione sincopata  dei suoi segni di punteggiatura. Questi segni  vanno dal definitivo  (il punto) al più sospeso  (la virgola). Come fa  lo stesso Savo, nelle sue performance, grazie alle successive testimonianze e come lo stesso quadro di  Steichen suggerisce,  la poesia si espande dall’omino alla suggestione infinita di frammenti sparsi di punteggiatura.

Nonostante questa suggestione, Savo,  il comico  si  esibiva  con quella precisione fantasiosa che crea movimento. Dieci anni prima che Cummings componesse questa poesia, Gilbert Seldes, scrittore e critico culturale americano, aveva  infatti parlato di un  perfetto equilibrio di delicatezza ed esperienza in Savo e della sua capacità di fondere armonicamente   competenze tecniche e immaginazioni fantastiche. Negli anni Quaranta, quando Savo era  ancora in attività, Lloyd Frankenberg, un  poeta, critico ed antologista,  aveva  scritto: La punteggiatura finale alla fine ricorda le particelle di  carta fluttuanti che Savo può incredibilmente far volare via dalle sue dita, con infinita leggerezza.

L’identificazione di questi eventi come  Pezzettini di carta fluttuanti , che è il titolo assegnato al saggio da  Michael Webster,  è confermato dallo scrittore Charles Norman, che annotava come  le mani svolazzanti  di Jimmy Savo avessero  cosparso il palco di pezzi di carta con  gesti estremamente simili  ad un uccello: da qui la fine della poesia.  Se è vero che  Savo usava pezzi di carta in molte delle sue scenette, sembra probabile che questi scrittori si riferissero  ad un atto di distruzione della carta descritto anche  da Gilbert Seldes nel 1944;

Seldes racconta, infatti,  come Savo fosse  solito prendere uno spartito musicale, come lo mostrasse in un angolo del palco, al batterista,  per  poi correre a capofitto verso l’altro lato del palco, continuando a mostrarlo a tutti i musicisti nella fossa  e, fatto questo,  aspettasse  che lo suonassero, mostrandosi impaziente, come se stessero impiegando  troppo tempo per impararlo, mentre lui  continuava a correre avanti e dietro. In altre occasioni  avrebbe fatto a pezzi  la maggior parte di uno spartito , salvandone solo un pezzo grande come una miniatura  che poi  avrebbe  mostrato ad uno dei musicisti;   successivamente  era solito  mostrarsi  ancora spaventato dai suoni dell’orchestra, e pronto a combinarne  di tutti i colori   con il maestro e con tutti gli altri musicisti. (Seldes, 1944)

Molte  fotografie lo mostrano con e senza spartito mentre l’autobiografia di Savo  (I bow to the stones) propone  uno  spartito, tutto  annotato, di uno dei suoi numeri più popolari, River, Stay Away from My Door , un numero  che Seldes definiva  una pura estasi di movimento e suono (Seldes, 1944, 93).

Come ci viene raccontato ancora una volta da E. E. Cummings: ”Una delle sue specialità era l’uso della mimica per illustrare le canzoni che stava cantando, come in (You Get No Bread with) One Meat ball, un drammatico scambio tra un povero affamato e un cameriere avaro ed insensibile” ed in River Stay ‘way from My Door’, dove era in grado di provocare vere e proprie inondazioni.

Dei tanti numeri teatrali  di Savo, solo il suo River, Stay Away from My Door  è stato riproposto “e molto male” in un film, Merry go round of 1938.  Sulla sconsolata affermazione di Selders sull’occasione perduta dal cinema di mostrarci nella sua autenticità ed originalità la drammatizzazione di River sono tutti d’accordo. Anzi la critica feroce è rivolta al regista di  Merry go ronud of 1938, che avrebbe mortificato i quattro vaudevillan, Savo, Lahr, Auer e House  per dare uno spazio eccessivo ed immeritato  alla protagonista femminile, Joy Hodges; a ciò va pure aggiunto che Jimmy è costretto a vestire il costume di scena del personaggio che interpreta, cioè  il servitore di un fachiro, e che ha poco a che vedere con il racconto  della canzone. Resta anche privo di significato nel film  l’interruzione iniziale del cantante e la sua interlocuzione con il direttore d’orchestra cui chiede probabilmente di abbassare il tono degli strumenti  e di  rispettare la sua sofferenza. Ma ora sappiamo che evidentemente si intendevano evocare le sue  improvvisazioni e i  siparietti  che Jimmy era solito improvvisare con i musicisti nella fossa, quando faceva a pezzi lo spartito e ne faceva volare i frammenti.

Così Webster spiega perchè  Cummings abbia fatto ricorso al collage proprio per raccontarci come  Savo riuscisse incredibilmente a far volare via i pezzettini di spartito, con l’infinita leggerezza delle sue dita. Nell’estetica del collage di questa poesia  ogni frammento  ha la sua posizione, contribuendo al tutto, ma ciascuno viene anche separato dal resto,  come un frammento statico. Pur tuttavia la frammentazione nelle poesie provoca  il movimento dell’occhio e della mente.

Conclude Michael Webster: Cummings rompe deliberatamente i suoi specchi – o parole – trovando  nuovi significati o non-significati. Spezzando  le parole crea movimento, un movimento della mente e degli occhi che esiste all’interno di un  modello (schema) preciso del tutto (dell’interezza). Le  singole parti dello specchio riflettono ciascuna l’intero cielo in movimento, una attualità all’interno della realtà “più sporca” di una strada cittadina. 

Per Cummings, anche i pezzi di uno specchio rotto sono “tutto con il cielo” – i frammenti contengono l’intero movimento mutevole dell’essere. In “so little he is”  … ricostruiamo il tutto dai pezzi che Cummings ci ha lasciato..  ricostruiamo cioè… le vite che essi nascondono.

Poiché sia Cummings che Webster invitano il lettore a giocare con la poesia, esplicitando  la propria attribuzione di senso, aggiungo a quelle dei diversi commentatori una personale  ricomposizione del collage, una interpretazione metaforica di questa poesia: nel suo sviluppo sembra di scorgere la successione di alcuni fotogrammi che, dall’alto al basso del foglio, ci mostrano  un bambino che, prima insicuro, cerca in tutti i modi e poi, finalmente,  grazie al suo talento,  riesce a far volare, alto  e lontano,  il suo aquilone, e con lui la sua arte e la nostra fantasia, la sua e la nostra anima; i segni di punteggiatura,  sospesi , sono la coda dell’aquilone, il timone che lo spinge sempre più su, la sua tecnica sofisticata eppure istintiva,  e che continueremo a vedere per ultimi quando l’aquilone scomparirà nel cielo …