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Jimmy Savo a Stigliano, Capitale della Cultura per un giorno

Il “ritorno” di Jimmy Savo a Stigliano, capitale della cultura, per un giorno, non è stato solo l’occasione per una bella festa, organizzata con cura dal Comune e dall’associazionismo diffuso stiglianese, come è evidente nel  programma allegato, e neanche  solo  l’occasione di mettere in vetrina il paese, le sue caratteristiche antropologiche e morfologiche, le testimoniane della sua storia che l’ha portato , già in passato, ad essere, anche se per un breve periodo, ancora capitale!  Addirittura della intera regione, la Basilicata!

E  neanche solo una cerimonia, sia pure bene officiata dal sindaco, Francesco Micucci e dalla vice, Antonietta Marchese,   per gli importanti ospiti, il pesidente della Provincia e gli assessori regionali e provinciali, sindaci dei paesi vicini ed amici, le autorità più rappresentative da  Salvatore Adduce,  presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019, a Paride Leporace e Salvatore Verde, rispettivamente presidente e consigliere della Lucana Film Commission (nelle immagini di Salvatore Capalbi), ma  anche l’occasione, per ciascuno di noi, di ripensare al proprio passato, alla propria storia familiare, al proprio vissuto .

Per molti di noi è stato naturale  fare i conti con la propria memoria,  dove si fan presto a dimenticare  gli addii a parenti ed amici, mai più rivisti, accompagnati fino su un molo, magari nel golfo di Napoli, fino a quando il “piroscafo” si staccava dalla banchina e si allontanava tra  le urla, i pianti, la concitazione, lo sventolare di migliaia di fazzoletti bianchi e la gente che si spostava lungo le  fiancate  tanto che sembrava che la banchina si muovesse e non volesse lasciarli andar via.

I ricordi hanno cominciato ad affiorare quando, sul palco, Franco Della  Rosa, il primo in Italia ad occuparsi di Jimmy,  ha ricordato il suo incontro con l’attore di origini stiglianesi, negli ultimi anni di vita, quando si esibiva come artista di strada, sulla piazza di un paesino umbro, Ameria, distribuendo caramelle ai bambini, orologi ai vecchi e sorrisi e carezze  a tutti, esattamente come faceva oltreoceano, ancora in quegli anni, living statue,  all’angolo fra la Cinquantasettesima Strada e la Sesta,  poco lontano da dove aveva cominciato, fra la Alexandre Avenue e la  138ª Strada, quando, ancora ragazzo,  smetteva i panni dello strillone, metteva da parte i giornali che doveva vendere e cominciava a ballare e cantare,  passando poi col berretto in mano ad elemosinare  qualche cent, quasi a voler ripagare, in vecchiaia, il suo pubblico, quello che lo aveva accolto e sostenuto agli esordi.

E poi la sera , scendendo verso la Chiesa Madre, dopo aver  scoperto la  targa nei pressi dell’abitazione in cui aveva abitato da bambino, Vincenzo Rocco Sava, è tornato ad essere, “in arte, Jimmy Savo”  ed ha cominciato a cantare e a ballare, con il suo celebre passo del granchio, proiettando e dilatando la sua immagine sui muri delle case della Chiazza, da cui tutto aveva avuto inizio 150 anni prima! Poi si è esibito come giocoliere, mimo e  clown in posti magici, il sagrato del convento trasfigurato dalle composizioni luminose o nell’angolo di via Cialdini,  con la sua immagine, la sua statua insieme a Nelly, il suo cane, ancora una volta in a blue moon,   accanto ad un collega, Cico,  uno come lui, per sempre  artista di strada. Ma non c’è stata solo la nostalgia  o la malinconia suggerita dai  vecchi ricordi, quanto piuttosto la magia  dei luoghi e dei volti della nostra gente,  la magia delle storie e dei racconti che ci  spaventavano da bambini, come quella della Mandarra , nel murales su una casa del paese, che sarà ricordata insieme alla storia di Jimmy, grazie al  “Mandarra Film Festival”,  istituito in questa occasione,  o un altro genere di magia, quella della masciara, padrona dei nostri problemi e delle nostre paure,  raffigurata da Carlo Levi in alto a sinistra nella immagine , in quel quadro che continua a commuoverci  e che si conserva  a pochi chilometri da qui. Magie, vecchie e nuove,  come quelle descritte da un visionario cineasta bergamasco, Giulio Questi,  che non è mai stato in Basilicata ma è riuscito, comunque, a  coniugarle con i problemi e le paure di una grande metropoli moderna, come quella lombarda. Storie capaci  di proiettarci in un mondo onirico, affascinante che, anche grazie a Jimmy, può diventare un  posto importante, sospeso fra passato e presente,  quello in cui sognare, rivivere, raccontare  vecchie e nuove suggestioni  come  solo il cinema sa  fare.

E questo è stato il il filo conduttore  del racconto di Salvatore Verde, consigliere  della  Lucana Film Commission, a quegli stiglianesi che, sia pure  infreddoliti,  non hanno rinunciato a vivere l’incantesimo di quella terrazza naturale protesa  sulla valle del Basento e sulle tante storie della nostra gente .

Il cinema, ha concluso Salvatore Verde, possiede i sogni dell’umanità ed è, in un certo senso, il luogo privilegiato della memoria. Se è vero che il cinema è “la morte al lavoro”, come affermava Jean Cocteau, allora è importante riscoprire le tracce di chi ha percorso quelle strade, di chi ha scritto storie impressionando una pellicola, per   ricostruire la nostra identità culturale, attraverso la riappropriazione di quei valori che la nostra civiltà è stata in grado di produrre e, grazie a chi ci ha preceduti,  conservare.

Proprio mentre a Stigliano si festeggiava Jimmy, nelle sale cinematografiche italiane è arrivata  la storia di Stan Laurel ed Oliver Hardy,  Stanlio e Ollio,  il racconto della loro amicizia, la fine della loro splendida carriera, avvenuta nei teatrini  della provincia inglese, ma iniziata, come tutti quelli che provenivano dal vaudeville, negli “Hal Roach Studios “ di Hal Roach o alla” Keyston”di Mack Sennett,  in un’epoca pionieristica per  la  storia del cinema  e, per questo stesso motivo, entusiasmante. Quando c’erano loro al cinema Italia, ancora  in piazza Garibaldi,  a Stigliano, spesso non bastavano le sedie e noi ragazzini ce le portavamo da casa!  E insieme a Laurel & Hardy,  a Charlie Chaplin, a Buster Keaton ed Harold Lyioid ,  c’era  anche Jimmy Savo,  universalmente considerato uno dei re di quel  genere di spettacolo.  Stan Laurel, l’intellettuale della coppia, colui che inventava gag e scriveva dialoghi e copioni, è uno dei primi ad inviare un telegramma di auguri a Jimmy, quando, a 56 anni, ricoverato in un  ospedale newyorkese a seguito di  un grave intervento chirurgico, aveva immediatamente  ricominciato a studiare nuovi numeri  e nuove battute, ancora una volto rispettoso delle pietre ma deciso ad andare avanti!

Carry on , Jimmy!

A seguire la presentazione del’evento in un frammento del Tg della regione Basilicata mandato in onda alle ore 19 del 10 settembre 2019  e due  servizi più esaustivi di TRM network, pubblicato rispetivamente il  giorno 9 ed il 19 Settembre.