Jimmy Savo, fra angeli e demoni
Il passaggio dal vaudeville al burlesque è un momento molto importante per Jimmy, sia da un punto di vista affettivo sia da un punto di vista artistico: da una parte il matrimonio e la paternità, dall’altro il passaggio da giocoliere ad attore, come rivendica in famiglia e racconta in “I bow to the Stones”:
“Tu non sei un attore, sei un giocoliere”, disse mio fratello piccolo.
“Lo faccio sul palcoscenico, si o no? lo sono un attore!
Ma andiamo con ordine e percorriamo, insieme a lui, questo passaggio che è anche un passaggio dall’intrattenimento angelico del vaudeville: pagliacci, giocolieri e ballerini, torche singer, cantanti, cioè, di dolci canzoni di amori impossibili da una parte, e, dall’altra, allegre donnine, dedite all’esaltazione di piaceri proibiti.
Del resto tutti gli artisti, un tempo, erano protetti da Dioniso, con il suo seguito di silfidi, putti e ninfe amorose e seminude, ma, accanto a lui, anche Priapo, assieme a baccanti e satiri, raffigurati come caproni, con corna, zoccoli code e quanto altro, incredibilmente simili a come si è soliti dipingere il diavolo. Insomma angeli e demoni!
Questa passaggio fu facilitato, negli Stati Uniti, dal fatto che nel burlesque veniva ugualmente ospitata la clownerie e la giocoleria, proprie del vaudeville, ma mostrate in contesti del tutto diversi:
Nel vaudeville Jimmy teneva in equilibrio, sul mento, un enorme struzzo di cartapesta, con la pancia rivolta verso l’alto, con un buco al centro: reggendolo in equilibrio, Jimmy cercava di tenere per aria, per più tempo possibile, alcune palle che, una alla volta, finivano nel buco, fino al completamento dell’esercizio. E nel burlesque? Il cigno sul mento è all’incontrario, non ha buchi di sorta sulla pancia e, mentre Jimmy lo tiene in equilibrio sul mento e cerca di tenere per aria il più possibile le palle, una delle 20-girls-20, seduta sul cigno comincia a spogliarsi, le altre 19 la seguono, alle spalle del nostro, fino a che sono tutte nude e, allora, con un grande frastuono, tutto viene giù e le 20-ragazze-20, inseguite da Jimmy e dal suo cigno, spariscono dietro le quinte.
Oltre a ciò Jimmy, ci racconta, che poteva finalmente indossare i calzoni lunghi, più adatti ad un adolescente e alle sue nuove esigenze, e che, inoltre, il costo dei viaggi, suoi e dello struzzo, non erano più a suo carico ma a carico dell’impresario. Non lo dice esplicitamente, ma non è difficile, da parte nostra, immaginare che la compagnia di 20-girls-20, molto spesso senza veli, fosse molto più interessante e gradevole di quella delle torche singer, sempre pronte a piangersi addosso.
Gli incontri di Jimmy con le belle signorine del burlesque avevano luogo nei teatri dei fratelli Minsky, gli inventori del genere Minsky’s Burlesque, che avevano iniziato con un teatrino al sesto piano del National Winter Garden su Houston Street, a New York, ristrutturato, inserendo, per la prima volta negli Stati Uniti, una passerella che avvicinava, temerariamente, le graziose signorine al pubblico pagante. Il problema, però, riguardava il fatto che era permesso alle ragazze di mostrarsi a seno nudo, a condizione di restare ferme ed immobili come statue greche o latine, in posizioni classicheggianti, mentre in passerella si sfilava marciando, danzando, ancheggiando e ondeggiando: un fiocchetto, un bottoncino, una margheritina, simpatici copricapezzoli e il comune senso del pudore poteva ritenersi soddisfatto! D’altra parte il pubblico che si assiepava sotto la passerella era quasi sempre di modeste disponibilità, non poteva permettersi altri sofisticati passatempi, per via della depressione economica. Forse in questo contesto nasce uno degli aforismi di Jimmy:
“Lady Godiva era la più grande giocatrice d’azzardo del mondo: ha messo tutto quello che aveva su un cavallo.”
Lasciamo al lettore la maliziosa interpretazione che ha poco a che fare con i concorsi ippici, sebbene Jimmy abbia interpretato il ruolo di un bookmaker, in “Reckless Living”, ma ricordando come lady Godiva amasse cavalcare nuda!
Il tentativo, nel 1931, di esportare il marchio Minsky nei teatri di Broadway, portò all’apertura di altri sei teatri a New York e, ancora, a Baltimora, Philadelphia, Albany e Pittsburgh. Fra i comici di Minsky, accanto a Jimmy Savo, Phil Silvers, Zero Mostel, Jules Munshin, Eddie Collins, Red Buttons, Irving Benson, Red Skelton, Danny Kaye. Le ragazze, che iniziarono a spogliarsi ancora adolescenti, guadagnavano tra i 700 e i 2000 dollari alla settimana. Ma proprio alla fine del 1937, una spogliarellista del New Gotham Theater di Abe Minsky ad Harlem fu vista lavorare senza G-string, senza il tanga cioè, quella minuscola conchiglia che copriva il pube e ciò portò alla fine non solo del Minsky’s burlesque ma di tutto il burlesque a New York. A seguito della denuncia di alcuni cittadini indignati, furono, infatti, revocate e non più rinnovate le licenze di tutti i locali di New York che saranno chiusi, definitivamente, nell’Aprile del 1937, per volere del sindaco, l’italo americano Fiorello La guardia, una volta riconfermato nella carica, perché li riteneva “promotori di sentimenti immondi”. Ancora un tentativo di ripresentare questo genere di spettacolo, in una nuova veste, più elegante e patinata, in un teatro di Broadway, finisce ancora una volta in una stazione di polizia ed è una delle ultime apparizioni di Jimmy, ormai cinquantenne, a teatro.
In ogni caso, fra i mazzi di fiori ed i messaggi di augurio e conforto che raggiungono Jimmy, quando subisce, alcuni anni dopo, l’amputazione di una gamba, c’erano quasi tutte, sia le torche singer del vaudeville: Belle Baker, una delle cantanti più pagate dell’epoca, con lui allo “Chez Paree” di Chicago, Ella Fitzgerald,” The Queen of Jazz”, con lui al “Cafè society” di New York, o Eva Tanguay, “The Queen of Vaudeville”, con lui nel circuito “Orpheum”, sia alcune fra le favolose ragazze che sapevano spogliarsi con grande sensualità ed altrettanta ironia: Gipsy Rose Lee, la donna che inventò lo spogliarello, Dixie Evans, Margie Hart, Tempest Storm, Ann Corio, Faith Bacon ecc.
E siccome il peccato è più attraente della virtù, paga di più e si racconta meglio, seguiamo Jimmy nelle sue esibizioni di burlesque con alcune di queste meravigliose e belle signore, incontrate sui palcoscenici dei teatri di New York e quasi tutte provenienti dai mitici Minkhsy Teatrhe’s. Fatta eccezione per la povera Faith Bacon , nella foto accanto, che pose fine ai suoi giorni, volando fuori dalla finestra di un albergo di Chicago, quasi tutte, abbandonate le scene, hanno vissuto una vita agiata, piacevole, spesso lunga, godendo della simpatia, dell’affetto, del rispetto e della gratitudine di chi le aveva seguite ed apprezzate , in gioventù, nelle loro esibizioni.
Una delle star dei Minsky’s, amica di Jimmy, era Anna Cicoria, in arte Ann Corio, pseudonimo scelto anche per rispetto alla sua famiglia, molto religiosa, composta oltre che dai genitori, immigrati italiani, da altri 11, fra fratelli e sorelle, che abitavano ad Hartford, nel Connecticut e che, almeno agli inizi, avevano disapprovato la professione che lei si era scelta. Mentre era ancora adolescente, a 16 anni, il bell’aspetto ed un fisico avvenente, le avevano permesso di diventare una brava showgirl ed una striptease popolarissima, apprezzata per stile e talento. E’ probabile che Jimmy e Anna fossero molto amici, anche per le origini di entrambi, e non è escluso che parlassero l’Italiano che si parlava fra gli immigrati di New York. Dopo la chiusura definitiva delle case di burlesque, Ann Corio si trasferì a Los Angeles, dove girò numerosi film in ruoli esotici, ambientati essenzialmente nella giungla come Call of the Jungle , Jungle Siren, e Sarong Girl (“Una donna cresciuta nella giungla aiuta un uomo a combattere i nazisti che stanno tentando di organizzare una rivolta fra le popolazioni native.”) Con la seconda guerra mondiale, divenne una delle pin-up, ragazze-copertina, per la rivista YANK, nell’immagine a sinistra, dove apparve nel numero del 3 settembre 1943 della pubblicazione settimanale, che allietava l’impegno dei giovani militari americani, durante la II guerra mondiale, soprattutto in Europa.
Nel 1962 aveva portato in scena, come regista ed attrice, il nostalgico spettacolo off-Broadway “This Was Burlesque “ cui seguì, nel 1968, un libro di memorie con lo stesso titolo.
Il suo necrologio:
“Ann Corio, la regina del burlesque dai capelli ramati e dagli occhi verdi, il cui spettacolo di lunga data,” This Was Burlesque”, ha tenuto viva l’arte delle spogliarelliste, nell’età del film a raggi X, è morta all’età di 90 anni”
Jimy Savo e la povera Faith Bacon , si ritrovano insieme nello spettacolo “Earl Carroll Vanities”, ottava edizione di una serie iniziata nel ‘23, che esordisce il 1 luglio 1930 e termina il 3 gennaio 1931 con 215 repliche, sull’onda di una notorietà scaturita da una irruzione della polizia, fin sul palcoscenico, in un matinèe del 9 Luglio, durante uno sketch che aveva, come protagonisti, proprio Jimmy e Faith.
Nello sketch “Alta moda – Una vetrina di Merls”, infatti, un timido vetrinista di un grande magazzino, Jimmy, deve cambiare la biancheria intima (“canties”, letteralmente “mutande”) ad alcuni manichini di cera femminili, i quali prima sembrano immobili, e poi si animano sempre più: è il momento in cui avviene l’irruzione! E, per buon mercato, viene arrestata Faith Bacon, la cui unica colpa è di avere sbagliato, nello stesso sketch di Jimmy, le misure della conchiglia che le copriva il pube, di cui tutti si erano potuti accorgere anche a causa di uno spot light malizioso, che aveva illuminato il palco a giorno. Ma una volta pagata la cauzione, gli ostaggi furono presto di nuovo in teatro. Lo sketch “Alta moda” fu rivisto, la conchiglia pubica di Miss Bacon, “ingrandita” e le luci abbassate. Questo il commento di Jimmy:
“ Non in programma: un imprevisto viaggetto in tribunale, quando il dipartimento di Polizia ebbe da obbiettare su uno sketch in cui ero coinvolto”. (Jimmy in una appendice a “I bow to the stones”, pag 130)
Feroci le critiche dei giorni successivi. La più benevola tendeva a compiangere i comici, Jimmy Savo, Herb Williams e Jack Benny, divertenti ma costretti a “nuotare costantemente nel letame” (J. Brooks Atkinson sul The New York Times)
Non a caso l’accenno al nuoto, visto che in un altro sketch, finito nel mirino dei solerti critici che non mancavano di soffermarsi sui particolari di una performance, si parlava , in forma anonima, di “anatomie femminili”, studiate grazie ad un balletto “sottomarino” in cui le movenze del corpo di ballo si riferivano all’ondeggiare nelle acque di sirene ammaliatrici, tra cui a tutti è sembrato scorgere anche un giovane sirenetto. (nel filmato sottostante, “la danza della vergogna”, Faith ha 32 anni)
Morì il 26 settembre sel 1956, a 46 anni, dopo una agonia di 24 ore in seguito alle ferite riportate nella caduta dal balcone della sua stanza in un hotel di Chicago, dove viveva ormai, e sempre più spesso, sola. Fra le possibili cause la depressione dovuta ad un certo disordine affettivo e l’isolamento, mal sopportato, a cui l’avreva condannata il suo ambiente, anche se L’American Guild of Variety Artists rivendicò il suo corpo e ne organizzò la sepoltura, nel cimitero di Wunder a Chicago.
Nel 1942, a 50 anni , Jimmy torna a Broadway , in ”Wine, Women and Song”, uno spettacolo che mette insieme “ vaudeville, burlesque e Broadway Musical” Ed allora come si poteva fare a meno di lui? Sembra una sintesi perfetta della sua carriera, una specie di indice a fine libro, il meglio del suo repertorio! L’esordio, all’Ambassador Theatre, il 28 Settembre 1942 la chiusura il 3 Dicembre dopo 150 repliche. Chiusura forzata dalla polizia e tanti in galera. Con “Wine, Women and Song, non chiude solo uno spettacolo ma ha fine, definitivamente, una intera epoca, quella del burlesque. Accanto a Jimmy una altra splendida, voluttuosa, rossa: Margaret Bridget Bryan.
Margaret nasce il 28 settembre 1913 a Edgerton, nel Missouri, una degli otto figli di una famiglia di contadini. Lascia casa a 16 anni, trova lavoro come corista a Chicago (in realtà scappa di casa per unirsi ad un gruppo corale), studia “danza esotica” al Garrick Theatre di St. Louis e, una volta maggiorenne, esordisce nel burlesque, assumendo il nome d’arte “Margie Hart“. Chiamata “la Garbo dei poveri” perché, come la riservata e taciturna attrice svedese, anche lei era di poche parole: non parlava, non cantava e non ballava ma si spogliava rapidamente e completamente. A New York si esibiva, spesso assieme a Jimmy, al Minsky’s Gaiety e suscitava molti entusiasmi, dal momento che, durante il suo numero, veniva giù il teatro!
Nell’Aprile del 1935, durante una di queste esibizioni, vennero arrestate in tre, con l’accusa di manifestazioni contrarie alla decenza: La Hart, allora ventunenne, la Browner, ventiduenne, e la McCormick, ventiquatttrenne. Insieme alle ballerine finirono in carcere anche Jack Keller, direttore di scena, ed Edward Goodman, assistente della direzione teatrale. Il 7 Maggio le ragazze vengono assolte mentre gli organizzatori vengono condannati e detenuti.
Un paio di anni dopo, nell’aprile del 1937, raccontano le cronache dell’epoca, che una delle ballerine del Minsky, la nostra Margie appunto , si era esibita senza la conchiglia pubica di ordinanza , e pertanto al celebre teatro fu revocata, prima provvisoriamente poi definitivamente , la licenza. Grazie alla frequentazione amichevole della Hart con un amico detective che bazzicava la questura, veniva avvisata delle ispezione dei censori all’Ambassador Theatre, in modo da indossare (si fa per dire), ancora per tempo, la G-string , quella minuscola conchiglia pubica, quel ventaglietto in cui si barricava lo spirito puritano del tempo, ma un litigio col fidato informatore era stato fatale per lei e per tutti gli appassionati del genere. Anche le speranze di riapertura del teatro, riposte nella elezione del nuovo sindaco di New York, che si sperava fosse un candidato tollerante, si rilevano mal riposte con la rielezione di Fiorello LaGuardia, che revoca la licenza definitivamente.
E’ questo lo scenario in cui si colloca, nel ’42, l’episodio di “Wine, Woman e Song, quel tentativo di Isidore H. Herk di conciliare il vaudeville, con il burlesque ed un musical tradizionale, da presentare a Broadway, con la partecipazione prestigiosa di Jimmy e a Margie, ma che si rivelerà fatale per lui.
Con la chiusura dello spettacolo, sia pure dopo 150 repliche, chi ha la peggio è proprio Isidore, che era stato uno dei grandi manager di burlesque per tutto il periodo tra le due guerre e, quindi, un personaggio determinante nell’evoluzione di questo genere di spettacolo e dei gusti dei tanti estimatori, una generazione intera di giovani americani. L’accusa sembra pretestuosa: numeri di striptease, durante lo spettacolo, sopportati in club privè, inopinatamente considerati una provocazione in locali pubblici, avevano scandalizzato e scioccato alcuni ingenui spettatori, che si erano rivolti agli organi giudiziari. Billboard, una autorevole rivista di musica e spettacoli vari, che aveva iniziato le pubblicazione nel 1894, invece, ritiene lo spettacolo più che osceno, “noioso”, rispetto a quanto era possibile trovare, all’epoca, in giro, di notte, a New York. Dopo 6 mesi di carcere, Isidore, viene liberato il 2 gennaio del 1943 su cauzione, e, incredibile, gli si chiede di riorganizzare uno show simile per dare elementi pertinenti di giudizio alla giuria in vista del processo! Dopo di che verrà condannato a diversi mesi di carcere. Herk aveva allora 59 anni e soffriva di problemi cardiaci, morirà nel Post Graduate Hospital, New York, il 5 luglio 1944 a 61 anni.
Ma cosa succede alla bella Margie? Dal momento che il peccato finisce quasi sempre col pagare, Margie Hart, la voluttuosa dai capelli rossi e fiammeggianti e dalla figura statuaria, diviene famosa! Sempre nel 1942, sposa Seaman Block Jacobs, un bravo scrittore di commedie per attori famosi come Bob Hope, Lucille Ball, George Burns e che la fa esordire in alcune produzioni “serie” come , “Light Up the Sky” e “Cry Havoc“, con buone recensioni, seguite poi da “Red, Hot and Blue“, “Light Up the Sky “e” Rain “. La coppia che si era trasferita a Los Angeles nel 1947, divorziò nel 1955. Da dimenticare il suo esordio cinematografico: “Lure of the Island”, infatti, è stato il suo primo e ultimo film, come ci si può rendere conto, direttamente, col filmato a fine pagina.
A Los Angeles, dimostra abilità manageriali, sistemando vecchi edifici nell’area di Hancock Park e vendendoli con profitto. Diventa presidente di Screen Smart Set, un gruppo di supporto per la Motion Picture and Television Home a Woodland Hills, in California. A metà degli anni ’70 incontra l’ex giocatore di football americano John, “Big John”, Ferraro che era diventato, una volta abbandonato il rugby, presidente del consiglio comunale di Los Angeles e lo sposa nel 1982. Frequenta la gente bene di Los Angeles, tenendo grandi feste nella sua casa di Bel-Air, in appoggio alle attività del marito: “era diventata una signora entusiasta nella vita della città. ” Margaret era una delle donne più divertenti, oltraggiose e affettuose che abbia mai incontrato ‘‘, dichiara il sindaco Richard Riordan. Ma le piaceva anche sfoggiare la sua capacità di scrittrice ed intrattenitrice: In un momento in cui Eleanor Roosevelt, la first lady statunitense, la Presidente della Commmissione presidenziale sulla condizione delle donne, era titolare di una rubrica giornalistica, intitolata “My Day“, la signorina Hart ne proponeva un’altra con un taglio significativamente differente e provocatorio, intitolata “My Night“, pubblicata su riviste dedicate allo spettacolo.
Poco dopo il secondo matrimonio, Hart soffre di un aneurisma e di un infarto che la paralizzano parzialmente, ma non rinuncia a partecipare a eventi di beneficenza, mettendo da parte la carrozzina ed aiutandosi con un elegante bastone! Negli anni ’90 la sua salute declina rapidamente fino a quando muore a Los Angeles il 30 gennaio 2000. Il suo necrologio:
Colei che fu la prima ad esibirsi senza perizoma e colei che costrinse il Sindaco di New York a spegnere la luce sull’ultimo spettacolo di burlesque, ponendo fine a migliaia di show, aveva 86 anni!
Ma è il caso di abbandonare le diavolesse e tornare fra gli angeli, prima di terminare questa news. Fra le amicizie della famiglia Savo, c’è anche Ethel Barrymore, appartenente ad una prestigiosa famiglia di attori, la più nota di Hollywood, conosciuta comunemente come la famiglia reale di Hollywood: capostipite, il papà, Maurice Barrymore, attore di grande successo, il fratello maggiore Lionel, attore e regista cinematografico, il minore Joan, anche lui attore, la madre Georgiana, che aveva lavorato col marito in teatro, e, a sua volta, sorella della star di Broadway, John Drew, Jr. e del popolare Sidney Drew, soggettista teatrale. Insomma una delle famiglie artistiche più celebri della storia dello spettacolo in America: questa bella amicizia suggella la consacrazione di Jimmy ai più alti livelli di successo e celebrità. Ethel è stata una attrice drammatica che raggiunse unanimi e prestigiosi riconoscimenti, interpretando, da protagonista, i personaggi di Nora in Casa di bambola di Ibsen (1905) e di Giulietta nel capolavoro shakespeariano Romeo e Giulietta (1922). Passa, poi, al cinema come protagonista o coprotagonista, in alcuni film, distribuiti anche in Italia, che oggi definiremmo “noire”, come La scala a chiocciola (The Spiral Staircase, 1946) o in gialli come Il caso Paradine (The Paradine Case) con la regia di Alfred Hitchcock (1947). Ma c’è qualcosa di ancora più importante nell’amicizia tra Jimmy ed Ethel ed è data dall’impegno sociale di entrambi, anche nel mondo delle spettacolo: Ethel, infatti, metteva spesso a disposizione il suo talento per lunghe battaglie politiche e sociali. Appoggiò con grande impegno, fin dal 1919, il sindacato degli attori e attrici “Actor’s Equity Association”. Fu insieme a lei, ai fratelli John e Lionel, e allo zio John Drew che, a sostegno degli scioperi degli attori e delle maestranze teatrali, ragazze del coro, macchinisti ecc., sospesero a lungo i loro spettacoli.
Questa la testimonianza di Ethel:
“Un buon numero di manager sembra pensare di essere semplicemente un mercante e che gli attori siano i loro titoli in commercio …. Si stanno comportando esattamente come il Kaiser e tutta la follia militare prussiana. La loro argomentazione è quella della forza …. Gli attori non hanno bisogno di manager; i manager non possono fare nulla senza attori. Tutto ciò per cui lavoriamo è la democrazia nel teatro, nella giustizia, nell’uguaglianza, nella verità …. Non ho mai pensato di lasciare la causa. Credo con tutto il mio cuore che sia giusto. Sono la mia gente” (Josephson, Barney; Trilling-Josephson, Terry. Cafe Society: il posto sbagliato per le persone giuste (Music in American Life) (p.95).
Gli scioperi per i salari si estesero a tutti gli Stati uniti e dettero luogo anche a rivolte razziali che , iniziate a Chicago a fine luglio, portarono ad episodi come il linciaggio di 76 uomini di colore negli stati del sud: Florida, Louisiana e Georgia, ma questa è un’altra storia!