Le donne della sua vita
Nel post dell’8 marzo 2019, intitolato “Angeli e demoni”, abbiamo fatto la conoscenza delle belle signore che hanno calcato con Jimmy Savo i palcoscenici dell’avventuroso mondo del burlesque, condividendo un pezzo del suo percorso artistico. Oggi approfondiremo la conoscenza delle “donne della sua vita” cioè di quelle che hanno impreziosito la sua vita affettiva , e si sono divise un pezzo del suo cuore.
Carmela, la madre
Prima fra tutte Carmela Baione, la madre, cui viene dedicato il primo, importante, capitolo di ”I bow to the Stones”, il libro di memorie di Jimmy, raccolte dalla seconda moglie, Lina Farina, e pubblicato postumo.
“Lì, nel paese del sud dove era nato, mio padre si innamorò di una ragazza di nome Carmela, dai grandi limpidi occhi. Lei era proprietaria di una fattoria con quaranta acri di uliveto … e possedeva qualcosa di ancora più prezioso: questa ragazza aveva uno spirito avventuroso … Si sposarono e salparono per l’America.”
Nel futuro immaginato dall’avventurosa Carmela per il piccolo Rocco Vincenzo non c’é più la bottega di ciabattino a Manhattan, tra la 97ª e la 3ª Avenue: due anni dopo la sua nascita, infatti, Giuseppe e Carmela sono già proprietari di una casa di cinque piani, con un negozio di frutta ed una macelleria a pianterreno.
“Sentirai parlare del mio ragazzo”, diceva. E quando avevo nove giorni di vita traslocammo nella nuova casa. A mamma piaceva la musica, la gente, l’allegria. Fece arrivare una banda a marciare lungo la 104ª Strada per celebrare il mio arrivo.”
Ma dopo solo due anni, Carmela muore. La morte di Carmela, a causa di malattie respiratorie di cui soffriva fin dalla nascita, suggerisce a Giuseppe di tornare a Stigliano, rifugio accogliente ed amato, come gli era già successo alcuni anni prima. Ma ritentare la fortuna in America è rispettare il desiderio e la memoria della mamma di Jimmy, anche se la ripresa sarà molto dura e difficile e ripartirà, con una nuova moglie, proprio da un negozietto di ciabattino, in un seminterrato, con un piccolo retrobottega, in cui si sistema tutta la famiglia che nel frattempo è cresciuta di numero. E’ questa coraggiosa decisione di Giuseppe che permette ad un bambino di 2 anni, sbattuto al di qua e al di là dell’Oceano, di maturare non solo il giusto ricordo di Carmela ma, soprattutto, di realizzarne il sogno, conseguito con la stessa determinazione della madre.
Anita, il primo amore
“Mi stai facendo le boccacce. Glielo vado a dire a mia madre”, disse.
E’ così che Jimmy conosce Anita, il suo primo amore , come lo descrive nell’ultima parte dell’autobiografia “I Bow to the Stons”, che era iniziato con il ricordo di Carmela. Anita è una ragazzina più grande di lui, più matura, elegante in un vestitino rosso a pois bianchi; lui, invece, ha un maglione blu col collo slargato per esserlo tirato in testa ogni giorno per tanti giorni, così lungo da arrivare a coprire i buchi nelle ginocchia dei pantaloni di velluto a coste e il sedere, tutto rattoppato, e su tutto, una larga, vecchia giacca! Non ha parole, l’emozione è forte, allora tenta di impressionarla con quello che gli riesce meglio: esibirsi come giocoliere, tenendo per aria, il più possibile ogni tipo di oggetto, comprese le pietre di diversa grandezza raccolte li, in giro..
Quello che vidi fu la sua schiena – se ne stava andando via. Disperatamente, mi guardai intorno per cercare qualcosa che potesse trattenerla. “Aspetta un minuto!” gridai. Lei girò il suo adorabile viso verso di me, al di sopra della sua spalla. “Per cosa?”
Nello stesso tempo il “meraviglioso ragazzo giocoliere” comincia a lanciare i sassi verso l’alto ma il suo sguardo non riesce a staccarsi, fatalmente, dai bellissimi occhi di Anita, finché la pietra più grossa si abbatte sulla sua fronte. Lei lo conforta, gli regala il suo bel fazzolettino, con il nome ricamato, per asciugare le lacrime, soffiare il naso e tamponare la fronte. Così inizia la storia di Anita, che finisce poche righe dopo, quando lui, grazie alle esibizioni nel circuito Orpheum di vaudeville, dopo aver percorso in lungo e in largo l’America, riesce a mettere da parte quanto occorre per chiederla in isposa: approfitta della tappa a New York, al prestigioso teatro “Astoria”, si reca a casa sua, una domenica pomeriggio, giorno di riposo per il vaudeville, ma è troppo tardi, è il giorno del matrimonio di Anita con quel “simpatico giovanotto che lavorava al Dipartimento Sanitario”..
“Stavo già correndo giù per la strada. Non sapevo dove stessi andando né m’importava. Anita si sposava. L’avevo persa.“
Leggendo il 12esimo ed ultimo capitolo , intitolato “Arriva l’amore”, non si può fare a meno di pensare all’incontro con la principessa Ilena, la protagonista, assieme a lui, del film del 1936, “Once in a Blue Moon“ (Per una volta, in una luna blu). Anche lì l’incontro con Ilena, l’attrice Edwina Armstrong, figlia del regista del film, Ben Hecht , è l’inizio di un nuovo amore ed anche per lei il “grande Gabbo” esegue il suo numero di giocoliere, tenendo per aria delle palle.
Anche in questa sequenza non le toglie gli occhi di dosso se non per un attimo, per guardare con preoccupazione, verso l’alto, verso quella palla che … sembra non voler tornare più giu! Il film è del 36 mentre il racconto di Anita viene pubblicato 30 anni dopo, pertanto c’era una sola persona che, all’epoca, avrebbe potuto dare un senso preciso a quel gesto: Anita! Rimpianti, ricordi, una ferita mai sanata? Per amore della bella Ilena , il “grande Gabbo” decide di abbandonare la vita da girovago, si ferma a Parigi, costruisce una modesta casetta e, quando è pronta, va a cercarla per chiederla in sposa. Ma lei vive in un lussuoso palazzo e l’incontro avviene in un salone, sfarzosamente arredato, fra specchi, fiori, musica e servitù in livrea, dove la dolce Ilena, non è più la sognante fuggitiva che l’ha accompagnato per tutta la Russia, ma una principessa che danza,elegante e leggera, con il suo bel principe azzurro. Gabbo accenna al suo buffo passo di danza ed esce, ballando, dalla sala oltre che dalla sua vita, così come era successo con Anita, riprendendo il suo cammino di girovago circense: ancora una volta corre via senza importargli dove.
Frances Victoria Browder (in arte Franza), la prima moglie
A 26 anni Jimmy sposa una attrice con cui, sia pur brevemente, aveva lavorato in teatro. E’ il periodo del burlesque, più che del vaudeville, ed abbiamo immaginato, magari irriverentemente, che potesse essere una delle belle ragazze che inizialmente facevano da cornice ai suoi numeri da giocoliere, ma, con maggiori probabilità, una spalla in quei siparietti, quando lui, approfittando dell’indisponibilità del secondo attore, ne prendeva il posto, diventando, così, un comico a tutti gli effetti, conquistando sul campo oltre ai pantaloni lunghi, le pulsioni proprie dell’età e la facoltà di recitare, come un vero attore
Queste le parole del direttore, rigorosamente con sigaro e canottiera di ordinanza:
“Ho un’idea”, lui disse; “questa sarà una cannonata finché non escogitiamo un numero comico per te. Ascolta. Ti organizzo un numero equestre, come al circo. Ci metto sedici belle ragazze in abito da cavallerizze sul palcoscenico dietro di te e tu fai il tuo numero da giocoliere, quello che fai di solito. Ma finiamo in un modo straordinario. Tu tieni in equilibrio una delle ragazze seduta sul tuo cavallo o sullo struzzo di cartapesta e le altre si spogliano, sai, velocemente. Poi prima che uno se ne renda conto, tutto avviene all’istante. La ragazza e il cavallo vengono giù, tutte le altre corrono all’impazzata verso le quinte”.
Provocatoriamente ed irriverentemente abbiamo sollecitato le nipoti di Jimmy, ipotizzando che la loro nonna avrebbe potuto essere una di quelle 20-girl-20, o addirittura quella che si esibiva in cima al cavallo di cartapesta, e che era l’ultima a venire giù e a correre via tra le quinte. E abbiamo anche immaginato che fosse la più bella, quella che Jimmy, col suo cavallo, come il fantino di rincorsa al palio di Siena, puntasse per poi raggiungerla dietro le quinte, e ancora più il la, nei camerini, e, magari, fin sull’altare, diventando, in breve tempo, marito felice e padre affettuoso e responsabile. Se queste sono solo ipotesi che danno un po’ di colore alla loro storia, resta il fatto che Jimmy e Franza tornano insieme su un palco in due importanti occasioni: la prima, a 6 anni dal matrimonio, in “Vogue of 1924” allo “Shubert Theatre” con
114 repliche e la seconda, nella settimana dal 4 al’11 novembre 1928, in uno spettacolo nello storico BF Keiths Palace Theatre, a New York City, considerato il tempio del vaudeville, in un numero intitolato “Slow Motion”.
Non sono noti i motivi del divorzio, che avviene Il 10 settembre 1935 a Reno, in Nevada, conosciuta come “la città dei divorzi” e rispettiamo il riserbo delle nipoti ma è ipotizzabile che un amore travolgente, nato su un palcoscenico, fra due giovani artisti, sia stato sottoposto a prove molto difficili. Innanzitutto abbia richiesto ad uno dei due l’abbandono della carriera artistica per la cura del figlio e, poi, che non abbia certo giovato al loro rapporto la separazione resa necessaria dalle scelte imposte dalla carriera di Jimmy, impegnato a Broadway, mentre il resto della famiglia viveva essenzialmente in California.
Del resto il divorzio non impedisce a Jimmy un affettuoso rapporto con le tre nipoti, altre tre importanti donne della sua vita, con cui passa molto tempo in tutte le occasioni in cui, per lavoro, si reca da quelle parti. Questa la traduzione della bella testimonianza di Joan, che ringraziamo vivamente:
Mio padre, Jimmie Jr., mi portò a vedere mio nonno Savo dopo che gli fu amputata una gamba a causa del cancro, a Hollywood. Era scivolato lungo il palco, su quella gamba, e ciò aveva causato il cancro. Ha poi subito un secondo intervento per rimuovere ancora cancro da quella gamba. Aveva una protesi di legno in quel momento. La gamba era stata amputata fino al ginocchio. Disse che lui sentiva ancora la sua gamba, anche se non c’era più. Ero giovane ma ricordo ancora che mi portò a fare compere a Hollywood. Si servì di un bastone per un po ‘. Mi comprò un grosso maiale in ceramica e lo riempì di monete. Mi chiese di sceglierne anche uno per mia sorella Jane ,che era a casa con mia madre. E anche quello fu riempito di monete..
Lina Farina, la seconda moglie
L’incontro con la seconda moglie, la giornalista italo americana Lina Farina, di 10 anni più giovane, è descritto dai protagonisti, con toni pacati, come una specie di accordo, una intesa che nasce dalla grande ammirazione per l’attività artistica di Jimmy. Lina, infatti, ha iniziato come cronista e poi ha continuato come titolare di rubriche sul mondo dello spettacolo, sulla stampa periodica specialistica. Pertanto segue da tempo la carriera di Jimmy e, alla vigilia dei suoi maggior successi, gli chiede una intervista e si sente rispondere: “solo se mi sposi”
“Dopo tutto, non ci eravamo conosciuti per la prima volta quando ero stata mandata a intervistarlo per un quotidiano di New York? Il nostro matrimonio venne conosciuto come l’intervista mai finita. Jimmy mi dettò il resto della sua vita, ma questa è un’altra storia.”
In realtà tutta la loro vita insieme è stata una intervista continua e mai finita, un raccontare e raccontarsi di Jimmy; i suoi ricordi, scrupolosamente raccolti e conservati da Lina, sono poi stati pubblicati, dopo la sua morte, nel libro “ I Bow to the Stones”, insieme alle testimonianze di tanti altri artisti, amici della coppia, ad una galleria fotografica di grande valore e importanza per noi, e alle interessanti e puntuali note di Lina.
Grazie a lei, Jimmy riesce a gestire i momenti di grande sconforto seguiti a quelli euforici dei suoi maggior successi: agli inizi degli anni ’40 Jimmy vive una profonda crisi professionale. Sullo sfondo della II guerra mondiale, Il mondo dello spettacolo sembra averlo dimenticato. Dopo il trionfale 1938, con due lungometraggi ed il musical di maggior successo, “The Boys from Syracuse” , viene trascurato da Hollywood e incappa in tre flop di fila a Broadway, addirittura sospensione dello spettacolo ed il carcere per il produttore di “Wine, Woman and Song”. In aggiunta Jimmy subisce l’amputazione di una gamba, fin sopra il ginocchio, presso il Memorial Hospital di New York, così come ci ha raccontato la nipote Joan, e l’anno successivo viene nuovamente ricoverato per problemi polmonari. E’ anche merito di Lina la ripresa delle attività di Jimmy in tv e nei cabaret e, soprattutto, il ritorno in Italia, che permette alla sua storia di riagganciare un filo, sia pure esile, con il nostro Paese e, in prospettiva, anche con la gente di Stigliano. E di tutto ciò si parlerà diffusamente il 7 e l’8 settembre 2019, due giornate che Stigliano dedicherà a Jimmy , all’interno delle manifestazioni culturali previste da “Matera, Capitale della Cultura 2019”