Tutti al Café Society – 2 Dicembre 2018
‘Non tornerà mai più in scena!”
Agli inizi degli anni ’40 Jimmy vive una profonda crisi professionale. Sullo sfondo della II guerra mondiale, Il mondo dello spettacolo sembra averlo dimenticato. Dopo il trionfale 1938, con due lungometraggi ed il musical di maggior successo, “The Boys from Syracuse” , viene trascurato da Hollywood e incappa in tre flop di fila a Broadway, addirittura sospensione dello spettacolo ed il carcere per il produttore di “Wine, Woman and Song”. In soccorso di Jimmy arriva un personaggio unico, Barney Josephson, che, per amore profondo per il jazz e il cabaret, per la profonda ammirazione e rispetto per i musicisti neri, non solo come artisti ma come esseri umani, aveva aperto, il 28 dicembre 1938, in un seminterrato a forma di L, di Sheridan Square, nel Greenwich Village , “Il Café Society“, “il posto sbagliato per il popolo giusto“.
In un epoca in cui la gente di colore, in America, subiva discriminazioni e segregazioni nei matrimoni, nei ristoranti, nei mezzi di trasporto, nelle università, nei cinema e nei teatri e venivano ancora commessi, impunemente, i linciaggi di intere famiglie nere, soprattutto negli stati del sud, Barney dichiara: “Volevo un club dove neri e bianchi lavorassero insieme dietro le luci della ribalta e sedessero insieme davanti”.
E’ lui ad occuparsi di Jimmy e lo racconta, grosso modo, così:
Un amico mi aveva parlato di lui, mi raccontava che Jimmy era terribilmente scoraggiato e al verde. Avevo qualcosa in comune con lui: entrambi i nostri padri erano ciabattini e poveri… Sapevo di lui e gli ho chiesto di raggiungermi a Uptown, presso il club. Arrivò in un pomeriggio, si guardò intorno, “Perbacco , questa è un night da sala concerti.” Calcolai che Jimmy aveva circa quarantasette anni, ma in realtà era senza età, per via delle sue eterne sembianze giovanili. Gli offrii un impegno di dieci settimane per $ 450, non molto per uno che era stato un artista di prima grandezza nel vaudeville e una grande star a Broadway. Ma sentiva di dover provare di fronte a un pubblico vero, perché non lavorava da molto tempo. Non volevo provarlo a freddo. Si è fatto una prova in un club di Philadelphia. Sono andato a vederlo di persona. Il posto era un postaccio, pieno di ceffi, interessati solo alle gambe delle ragazze. Nessuno prestava attenzione a Jimmy. Dopo il suo numero, lui mi disse tristemente che era così ogni notte. Si offrì di strappare il contratto che avevamo appena stilato. Non mi era sembrato giusto non offrirgli un contratto, soprattutto dal momento che non aveva lavorato per così tanto tempo. L’ho rassicurato: “Questo non è il posto per te. Avrai un grande successo nel mio club!”
Un anno e mezzo dopo ecco come Burton Rascoe, apprezzato critico teatrale del World-Telegram, scrive la sua recensione sul club:
Paul Martin, il titolare della rubrica culinaria del World-Telegram e esperto di intrattenimento notturno … temendo che la mia educazione venisse trascurata, mi ha invitato … a fare un giretto-per pub con lui. “Ti porterò al Cafe Society Uptown, dove potrai pescare Jimmy Savo e altri numeri in quello che è il più sofisticato degli attuali spettacoli di cabaret, in un affascinante salotto” .Così, al momento, ero lì, verso mezzanotte , seduto a un tavolo da “ringhiera” in una lunga stanza dal soffitto basso così affollata che dovevi ondeggiare e muoverti dentro e fuori. C’è una lunga barra su un lato dell’ingresso, e al di là lo spettacolo sul pavimento. Il pavimento è così piccolo-proprio come ai vecchi tempi – al punto che lo spettacolo è chiamato “intimo”, perché gli artisti sono praticamente nelle tue mani. Per vent’anni sono stato un fan di Jimmy Savo … eppure ogni volta la sua esibizione è per me una gioia fresca e totale, così come è lui , un malinconico folletto, al tempo patetico e malizioso, ingenuo e consapevole, infantile e tuttavia così critico. La sua pantomima satirica è sempre tenera, ma è devastante lo stesso. È sottile, estremamente vero, ma solo nei numeri che prepara; i suoi mezzi per creare numeri di interesse sono sempre ampi e chiari e così riccamente fantasiosi da provocare sempre risate … È stato un piacere vedere la calda risposta che l’azione di Mr. Savo ha evocato. Nei giorni di “libera mescita” il suo atto sarebbe stato impossibile, a causa dei rumorosi ubriachi che le amministrazioni dovevano tollerare perché temevano rappresaglie.
E Barney puntualizza “I soloni di Broadway che hanno detto, solo un anno fa, ‘Non tornerà mai più,’ sono stati scornacchiati e dovranno rimangiarsi il malaugurio”
Jimmy, a Uptown, continuò a occupare la scena, meritandosi il suo stipendio portato a $ 3.500 a settimana, quando, nel settembre 1946, gli fu diagnosticato un tumore maligno alla gamba. Doveva essere amputata sopra il suo ginocchio. Sono andato a trovarlo al Memorial Hospital ed era lì che provava nuove canzoni per il suo ritorno. Mi mostrò alcune delle lettere che aveva ricevuto da tutti gli artisti più celebri, in ogni settore dello spettacolo, tra cui Bob Hope, Stan Laurel, Phil Baker, la spogliarellista Ann Corio, Eva Tanguay, e dai soldati che avevano subito amputazioni in guerra. Era sempre stato un generoso, donando il suo tempo per intrattenere i soldati in servizio. C’erano una cinquantina di cesti di fiori. Uno proveniva da un gruppo, la Bench Sitters Association. La lettera allegata diceva che avevano visto Jimmy dare da mangiare a scoiattoli tutti i giorni a Central Park. Jimmy era con le stampelle quando sono entrato.
“Barney, mi serviranno circa sei settimane per imparare come usare la mia nuova gamba e altre due settimane per provare le mie routine.”
“Ogni volta che senti che sei pronto a lavorare di nuovo, puoi rientrare” Questo il racconto dell’incontro fra Barney Josephson e Jimmy Savo e questa è la descrizione del Café Society da parte di Lina Farina, la seconda moglie di Jimmy.
“Il Café Society fu il più prestigioso night club di NewYork: Fu aperto nel 1938 in Sheridan Square, nel Greenwich Village, da Barney Josephson. Fu il primo night club “interazziale”: al Café Society non si guardava al colore della pelle! A differenza del Cotton Club , dove la maggior parte degli artisti erano afroamericani, da Duke Ellington a LouisArmstrong a Cab Calloway, ma ai neri non era assolutamente permesso di entrarvi come spettatori!Il Café Society ospitò i nomi più prestigiosi del mondo della musica e del jazz in particolare: Lena Horne, Sarah Vaughan, Hazel Scott, Anita O’Day, Big Joe Turner, the Golden Gate Quartet,Mary LouWilliams, Count Basie, DinahWashington, TeddyWilson, Lester Young, JoshWhite, Art Tatum, Jango Reinhardt, Pete Seeger, Charlie Parker, Les Paul, Ella Fitzgerald, Coleman Hawkins, John Coltrane,Miles Davis,Art Blakey, Nat King Cole, Benny Goodman, Billy Strayhorn e tanti altri musicisti e cantanti. E Billie Holiday! Che vi cantò per la prima volta la sua Strange Fruit (canzone di condanna verso il razzismo e i linciaggi – nell’immagine, ndr)! E dal mondo del teatro e del cinema calcarono il suo palcoscenico Sid Caesar, Carol Channing, Danny Kaye, Zero Mostel e, naturalmente Jimmy Savo.Tutto andava a gonfie vele finché Leon Josephson, fratello diJ Barney non fu convocato dal Comitato per le Attività Antiamericane e poiché si rifiutò di rispondere, fu accusato di disprezzo per la corte. Si scatenò allora una campagna di stampa da parte dei giornalisti più retrivi che costrinse i fratelli Josephson a chiudere il locale nel 1947”.
A seguire tre motivi popolari nell’interpretazione di Jimmy e di altri artisti del club.
Qui, di sopra il pezzo relativo a Jimmy di “River Stay ‘way from My Door”, nella sua interpretazione mimica, è tratto dal film “Merry Go Round of 1938″,accanto alle interpretazioni di cantanti country, soul, jazz e swing degli altri. L’efficacia della sua interpretazione ricca di pathos è tanto più evidente se si pensa ad una esperienza vissuta nella sua infanzia, così descritta in “I Bow to the Stones”:
Una notte d’inverno ci fu un grosso acquazzone e la cantina fu inondata. Stavamo tutti dormendo. Aveva piovuto
in continuazione dall’ora di cena. L’acqua salì all’altezza dei letti. Mio padre si svegliò e venne da me.
Le luci si spensero.Mi sollevò dal letto e mi portò fuori, con l’acqua che gli arrivava quasi alle ginocchia. Mia
madre seguiva, tenendo Lucy per mano. Andammo al piano di sopra e bussammo alla porta del cinese…