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Il futuro d’Italia

IL FUTURO D’ITALIA

eminenti italo americani ed altri  presentano le loro opinioni in un simposio organizzato dalla rivista NEW MASSES

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JIMMY SAVO

stella dello schermo e del palcoscenico

“Quando vai a Roma e vedi Mussolini, per favore digli che io,  Costantino Bigi, non posso pagare le tasse quest’anno perché sono molto povero e ho due figlie che lavorano come cameriere ad Orvieto e guadagnano solo trenta lire al mese e non possono aiutarmi”.

Con il cappello in mano questo vecchietto malfermo sulle gambe mi aveva fermato nella piazza della piccola città dentro le mura di un castello feudale in cima ad un’alta collina. Li per otto secoli avevano vissuto principi, conti e, una volta, Papa Innocenzo XII.  Io, un comico del Bronx, ne ero ora il signore. Io penso che quel borgo, abitato da diciannove fra uomini, donne e bambini rappresenti, in un certo modo,  l’Italia.

lo non sono uno studioso, ma qualcosa la so.  So che in questa città, pochi mesi prima che iniziasse la guerra, le trenta lire che le figlie di Costantino guadagnavano per il lavoro di un mese valevano un dollaro e cinquanta centesimi in moneta americana. Costantino aveva posseduto un acro di terra, molto lontano da casa sua, su una collina, e poiché era diventato troppo vecchio per coltivarlo, l’aveva dato in mezzadria perché lo coltivassero altri. Come sua parte del profitto riceveva ogni anno un sacco di grano e un po’ di olio d’oliva. Ed era su questo che doveva pagare le tasse.

So che nessuno nel borgo  possedeva della terra all’Infuori di Costantino e del il suo acro. La montagna è tutta di pietra dura, e su di essa crescono solo arbusti selvatici. La gente ha provato a coltivare dei piccoli orti ma il forte vento degli Appennini ha inaridito tutto.

La terra fertile è molto lontana. E anche quella non é sufficiente per dare grano a tutti gli  italiani. Nelle fattorie i contadini si fanno il pane da soli. Nelle città i ricchi riescono ad avere del buon pane. I poveri mangiano del pane che dopo dieci minuti sulla tavola diventa duro come la pietra. Che c’era in quel pane? Gesso a presa rapida, qualcuno ha detto.

So che gli italiani hanno bisogno di pane. So anche questo: che quando le Paludi Pontine furono prosciugate molti operai morirono di malaria. Loro cercavano lavoro, e il lavoro li uccise. L’emigrazione si era esaurita. Una volta ne emigravano, ogni anno, trecentomila dal sud d’Italia  diretti da qualche parte. Non c’era pane per loro, e neppure lavoro. Allora andavano in America. Mio padre era  uno di loro. Per questo al tempo delle Paludi Pontine questi italiani che soffrivano la fame a casa, si precipitarono nelle paludi partendo da ogni dove. Nonostante le zanzare malariche li ammazzassero, non ne ammazzarono abbastanza per assicurare un lavoro a tutti quelli che  ne avevano bisogno.

Ho visto un uomo arrivare lì in bicicletta dopo aver pedalato per sette giorni, per cercare  un lavoro. L’avevano respinto. Migliaia come lui erano stati respinti. In preda alla disperazione chiedevano l’elemosina. Avevano lasciato dietro famiglie che speravano in un aiuto da parte loro. Questi lavori erano pagati otto lire al glomo, cinquanta cent. Per campare e per l’assicurazione e altre cose ci volevano sei lire al giorno. Ne avanzavano due, dieci cent., da mandare a casa. Ma anche per questi lavori la gente doveva  lottare…  per l’opportunità  di crepare per dieci cent al giorno.

So che dove viveva Costantino c’era un ragazzo di dodici anni,  Alfreduzzo, che in tutta la sua vita aveva mangiato un solo uovo. E Alfreduzzo non aveva scarpe. Perciò non poteva andare a scuola. Per andare a scuola e imparare l’ABC in Italia un bambino doveva  avere delle scarpe. Mia cugina che era tornata in Italia dall’America quando aveva dodici anni e poi era diventata un’insegnante, mi raccontava queste cose. Non ci sono abbastanza scuole, insegnanti, libri per soddisfare tutti i bambini d’Italia, perciò la legge limita la frequenza della scuola a quelli che hanno le scarpe.

Quando Costantino mi chiese di parlare di lui a Mussolini dissi che l’avrei fatto poiché lui era cosi ingenuo che sarebbe stato inutile dirgli il contrario. Quando andai a Roma, l’occasione più prossima ad un incontro  con il governo italiano fu quando dei poliziotti mi fermarono e mi portarono ad un commissariato perché spiegassi cosa stessi combinando, camminando per strada senza uno scopo apparente.

Bene. io so queste cose riguardo l’Italia. Cosa diventerà la terra dei miei genitori? Costantino, io non ho potuto dire a Mussolini quello che tu volevi che lui sapesse. Ma ora posso dirlo all’America. E vorrei parlarti, se potessi, della Carta Atlantica e vorrei che tu provassi  a crederci   come voglio crederci io. Non c’è niente di patologico in Italia che la Carta Atlantica non possa curare. Parla di libero accesso alle materie prime e di emancipazione dal bisogno.

Alla nazione  che ha esportato tanto genio nel resto del mondo può essere permesso di ricevere  quelle cose che rendono possibile mantenersi in vita ed avere quelle scarpe con cui accedere all’istruzione. Forse quando Alfreduzzo avrà le scarpe potremmo scoprire che lui è un altro GaIileo o un Marco Polo. magari un altro Dante, Galvani,  Volta. Colombo o un qualsiasi altro delle centinaia di italiani che hanno contribuito ad  emancipare il mondo intero dall’ignoranza di cui lui e i suoi connazionali ora soffrono.

Se la coalizione di cinque partiti vuole che l’Italia sia una democrazia,  una vera democrazia,  deve esserle permesso che lo sia. Ma io spero che fra di loro ci sia qualcuno che rappresenti in Italia, e ancora di più fuori d’Italia,  Costantino ed Alfreduzzo e quei poveri che continuano ad arrivare in bicicletta alle Paludi Pontine. Essi sono  Italia più di ogni altro,  sono la maggioranza.

Si permetterà agli antifascisti di   avare un ruolo nel futuro dell’Italia? Ci sono molti gruppi che dicono: ‘Siamo noi gli antifascisti ed ora andremo noi in Italia e la governeremo”. Ma chi ci  dirà se  costoro non saranno di nuovo mossi dal proprio interesse?  E’ Il popolo italiano che dovrebbe scegliere il proprio governo democratico. I veri antifascisti possono essere loro  d’aiuto.

lo direi a Costantino, ad Alfreduzzo e all’uomo in bicicletta, che le loro vite e le vite dei loro figli dipendono dalla Carta Atlantica. che si occupa proprio di tutte queste cose. Se la Carta Atlantica viene tradita, loro che non ne hanno mai sentito parlare, possono abbandonare ogni speranza. L’Italia finirà con l’essere solo un’altra affamata colonia di qualche “grande potenza” o gruppo di “potenze”.