Il fantastico mondo di Jimmy
Quando un grande mimo conquista la parola, allora possono avvenire cose fantastiche. Nel 1934 Jimmy ha una grande opportunità: ottenere dal cinema gli stessi riconoscimenti e gli stessi successi riscossi sui palcoscenici della Great White Way di Broadway. Questo si avvererà solo in parte e Jimmy tornerà, forse con molti rimpianti, al musical dove lo attende, comunque, la commedia di maggior successo del biennio 1938-39 e la più importante della sua carriera, The Boys Fron Syracuse. Ma andiamo con ordine.
Nel 1934 Jimmy gira da protagonista, insieme a Dorothy Darling, Girl in the case, il film in cui anticipa di 75 anni un altro illustre lucano, Rocco Papaleo, nascondendo nella custodia di un contrabbasso una giovane e bella attrice, seminuda, dal momento che, in una torrida estate, una capra aveva mangiato i suoi vestiti, mentre provava a rinfrescarsi in uno specchio d’acqua. Questo film viene preso di mira dalla censura ma il regista non intende apportare alcun taglio alla pellicola, per cui sarà distribuito solo all’estero dalla Universal, che ne acquisisce i diritti. Il giovane regista, alla sua prima esperienza cinematografica, è Eugene Frenke, di origini russe che, poi, avrebbe girato numerosi film in America ed avrebbe collaborato con John Huston in alcuni dei suoi maggiori successi. Eugene organizza una proiezione privata ed invita ad assistervi giornalisti, critici e cineasti. Fra gli altri lo sceneggiatore Ben Hecht, anche lui figlio di immigrati ebrei russi, già famoso non solo per aver vinto un Oscar, per la sceneggiatura di Le notti di Chicago, ma per essere un personaggio eccentrico: proprio in occasione della vincita, nel 1929, non si presenta alla cerimonia di premiazione ma manda un telegramma dicendo di essere onorato e felice che fosse stato istituito un premio per cercare di mettere in luce i film di qualità. E che, in questo modo, Hollywood sembrava un po’ meno “latrina” del solito. Ebbene Ben Hecht si innamora a prima vista di Jimmy, lo pone sotto contratto per 7 film, fonda, insieme a Charles MacArthur, una propria casa cinematografica, la Hecht MacArthur Production, si appoggia alla Paramount per la distribuzione, utilizza gli studi Astoria di New York per gli interni e inizia una nuova avventura, come regista, impegnando in questo progetto tutti i suoi risparmi.
Abbiamo già riassunto il primo articolo sull’evento, quello di Screenland del Dicembre del 1934 Will He Rival Chaplin? (Riuscirà a rivaleggiare con Chaplin?) di Leonard Hall, in cui è evidente il tentativo di creare con Jimmy un alter ego rispetto a Charlie Chaplin. Nel post del Dicembre 2019, in conclusione delle manifestazioni di Matera e di Stigliano nell’ambito delle “Capitali per la cultura 2019,” dal titolo Vite parallele di Jimmy e di Charlie, abbiamo riportato tutte le argomentazioni dell’articolo a questo proposito. Ne riprendiamo qui la conclusione.
La commedia di Savo appartiene ad una genia effettivamente reale. Il suo lavoro non si occupa della lotta dell’uomo contro l’uomo, neppure dell’uomo con un leone nubiano, ma appartiene all’uomo contro il suo destino, quello impossibile da prevedere ed invincibile. Qualcosa che spinge gli uomini in questo mondo. È il tratto distintivo di Chaplin, di Savo e di tutti i grandi artisti di pantomima. Di qualsiasi grande artista in ogni campo, in effetti. Vedrete che i nomi di Chaplin e di Savo saranno messi in relazione nei prossimi mesi. Vedrete e ascolterete molto dei confronti persino odoriferi. Ci sarà, probabilmente, un discorso fuorviante del tipo “Un nuovo Chaplin” – che è come parlare di un nuovo Taj Mahal (una tomba musulmana in India, una delle sette meraviglie del mondon.d.r.) o di una nuova Garbo.
Tutto ciò è inevitabile! Ma io non voglio farne parte. Sono contento di arrivare proprio all’inizio del gioco (cioè per primo) con l’annuncio che un nuovo grande comico incrocia il tuo cammino.
E andrò anche oltre dicendo che Jimmy non avrà la peggio quando Inizierà lo stupido paragone. Quindi ti esorto a dare il benvenuto a Jimmy Savo nei ranghi dei figli preferiti dell’universo cinematografico. Uno degli inestimabili comici che fanno così tanto per alleviare l’agonia della vita.
Quando vedrai “Little Clown, Laugh!”, non avrai bisogno di alcun suggerimento.
Si noti, che nel dicembre del 1934 il film si chiamava Little Clown, Laugh!, (“Ridi, piccolo pagliaccio!”), un chiaro riferimento a Leoncavallo e alle origini italiane del protagonista. Il titolo verrà poi mutato in Once in a Blue Moon (per saperne di più e per vederne alcuni spezzoni, si può consultare la scheda tecnica) .
Nel dicembre dello stesso anno la giornalista e scrittrice di libri per l’infanzia , Mildred Mastin, inviata della rivista cinematografica Photoplay Magazine si reca sul set di Once in a Blue Moon e scrive un esilarante reportage, Two Thousand Russians Can’t Be Wrong (a senso: Non puoi prendere in giro duemila russi).
Due mila russi aprirono il loro cestino per il pranzo e fissarono i sandwich al formaggio.
Cosa, niente borscht? ( una specie di gulash n.d.r.) Neanche un cavoletto!
Dal più alto dei cosacchi, passando attraverso i diciassette lottatori di wresling, più di mille adulti, fino ai più piccoli dei seicento bambini, stava per esplodere una ribellione – ribellione rosso incandescente.
A loro non importava collaborare con questi americani strani e divertenti per fare un film sulla Russia. Anche se aveva un nome ridicolo come ” Ridi, piccolo pagliaccio”. A loro non dispiaceva lasciare la città e vivere per un pò nei piccoli hotel intorno a Tuxedo, New York.
Sul posto lo scenario andava bene, l’aria era fresca, e sette e cinquanta al giorno per andarsene a spasso con camicie e berretti di pelliccia russi era una buona paga. Ma a mezzogiorno, sandwich e torte di formaggio americano con glassa rosa – puah! Puzzava di capitalismo! (leggi l’intero articolo)
L’anno successivo Mildred Mastin, torna sul set di “Once in a Blue Moon” espressamente per intervistare Jimmy, in un bar, durante una pausa di lavoro, e ne viene fuori un articolo sorprendente perché, via via che prosegue nell’intervista, la giornalista acquista consapevolezza del mondo surreale in cui Jimmy la invita ad entrare, attraverso qualcosa che inizialmente le appare come un puro gioco di parole che, oltretutto, le infonde un senso di scetticismo e frustrazione. Jimmy non risponde, infatti, alle sue domande con argomentazioni di buon senso ma ricorrendo piuttosto al nonsenso e a manipolazioni sintattiche e semantiche del linguaggio, alla ricerca di nuovi possibili significati delle parole.
L’imbarazzo iniziale della Mastin ben si combina con quello che riporta l’Enciclopedia del Vaudevile di Antony Slide
Del resto l’umorismo di Savo è difficile da apprezzare col senno di poi: “Lady Godiva era la più grande giocatrice d’azzardo del mondo: ha messo tutto quello che aveva su un cavallo”. ” Eppure quando le ho chiesto qualcosa che scaldasse il mio cuore e che mi ricordasse lei, si è presentata da me con una bottiglia di acqua calda”. I giochi di parole, cui era particolarmente affezionato, sono ugualmente stridenti.
E Matt Weld in Pageant:
Può provocare più ilarità roteando gli occhi lui di quanto altri comici facciano con i loro scherzi. Ed e difficile da definire sulla carta, perche il suo spirito è non solo in parole, ma in tutta la sua personalità.” Ovviamente, Jimmy Savo era un artista da varietà che doveva essere visto per essere apprezzato.
In risposta alla domanda della Mastin : “Come stai ? “, risponde “Come la griglia di un fornello” o “Come un fascio di legna, tutto rotto”.
E la Mastin conclude: Quindi non devi fare questa domanda a Savo a meno che non sia del tutto disposto a diventare, anche tu, un pagliaccio per mano e nelle mani del piccolo clown” . Ma tutti a Broadway lo hanno fatto , negli ultimi venti anni. “E Jimmy Savo ha fatto giochi di parole terribili e battute che hanno provocato gemiti disperati fin da quando ha imparato a parlare”. (con l’introduzione del sonoro ndr)
L’intervista prosegue e Jimmy si toglie il cappello, lo guarda per un momento e commenta. “Mi piace indossare cappelli da derby (bombetta, per noi). Mi sembrano musicali. A causa della band (cioè della fascia nella tesa), immagino. E indosso anche una pelliccia su un costumino da spiaggia per la maggior parte del tempo. Quindi, sono del tutto indipendentemente dal bello o dal cattivo tempo. Sono sempre a mio agio, a proposito, sai chi indossa il cappello più grande del mondo? Rinunci ? ‘L’uomo con la testa più grande! “ (Alcune di queste battute erano state scritte insieme a Fred Allen in Vogue of 1924)
A questo punto Charlie MacArthur comincia a lamentarsi: “Questo è il genere di cose di cui Hecht e io avevamo paura quando abbiamo chiesto a Jimmy di interpretare il ruolo principale nel nostro film , Once in a Blue Moon”. “E dire che abbiamo anche il ragazzo sotto contratto per altri 6 film! “
“Tutto ok, Charlie“ e Jimmy dà una pacca sulla spalla al suo regista. “Ordina ciò che vuoi” poi gli grida. Nessuna risposta, nessun segno di vita da parte del signor MacArthur. Quindi Jimmy spiega sorridendo: “A Charlie non piacciono battute del genere. Lui è un ex giornalista, lo sai, apprezza i vecchi enigmi come quello: chi è bianco e nero e rosso un po’ dappertutto? Non sforzarti ad indovinare, la risposta è un giornale (probabilmente oltre ai bianchi e neri della stampa tipografica, il rosso un po’ dappertutto è il colore dell’impegno politico dei due registi). “Cameriere, porti al signor MacArthur un altro drink. ”
Ma la silenziosa disapprovazione di MacArthur non preoccupa Mr. Savo. Perché quando Charlie non ride è chiaramente in minoranza. Chiunque altro ride a una battuta di Savo. Forse l’hai già sentita prima, forse è un terribile gioco di parole. Ma con un gesto comico alla Savo, diventa stranamente divertente. E Jimmy, noto per essere il re dei comici pantomimi di Broadway da anni, può gettare un intero teatro, zeppo all’inverosimile, in parossismi di risate semplicemente contando fino a dieci!
Chiedigli della sua educazione e ti dirà: “Certo. Sono andato a scuola!a Cosa ho preso? Ho studiato geografia. Ho imparato che l’animale più importante in Russia è un topo-vacca (Moskow che diventa, appunto, mouse-cow)”
A questo punto Jimmy confessa che forse Hollywood lo ha evitato anche perché una volta aveva chiesto a un regista che gli sarebbe piaciuto vedere il suo libro preferito portato sullo schermo. Si tratta di The Dishonest Conductor di Rob Nickels.”Il protagonista rende tutti burattini ai suoi ordini. E a loro piace!”
E la Mastin: “È l’unico comico che abbia mai conosciuto che rende burattini persino i giornalisti che lo stanno intervistandolo”.
Del resto, proprio in Once in A Blue Moon, il Re dei pagliacci come lo definisce la Mastin, continua a parlare e a consolare il suo cavallo, Bombinetti, che si ammala per la gelosia, quando si accorge che Gabbo lo trascura perché si stà innamorando della bella Irina. Ed è proprio lui, Gabbo, il grande, che, per salvare loro la vita, trasforma i nobili russi in pagliacci, in burattini, dei quali tiene saldamente in mano i fili, soprattutto quando si propongono ad una platea di bambini. E la Mastin continua e rincara:
Emetti un gemito e cerchi di riportarlo sull’argomento dei film, sulla sua carriera. e gli chiedi se, come la maggior parte dei comici, anche lui un giorno vuole recitare in ruoli drammatici.
“No”, risponde “Una volta volevo scrivere opere teatrali. Ma ora so che preferirei essere Jimmy Savo piuttosto che William Shakespeare. Perché? Ma perché Shakespeare, sai, è morto. ”
E se i suoi due registi tacciono, quando Jimmy racconta queste barzelletta, è probabilmente perché hanno paura che, se aprono bocca, Savo trasformerà anche loro in burattini. Sono fermamente convinti che il comico di Broadway sarà un attore sensazionale, un secondo Chaplin. Sono sicuri che i suoi vestiti abbondanti, rattoppati e la sua fionda, sempre a portata di mano, diventeranno famosi quanto le grandi scarpe e il bastone di Charlie ma “MacArthur mi lanciò una bottiglia – sì, vuota – il giorno in cui gli ho chiesto “Che cosa dà più latte di una mucca?”. ‘La risposta, ovviamente, è “due mucche”. Ha fatto anche di peggio, quando gli dissi che avevo visto quindici uomini tutti sotto un ombrello e nessuno di loro si era bagnato. Charlie tentò: “erano sotto un grande albero ?”. “No”gli spiego, “non stava piovendo.” Impazzì! Immagino per la gelosia!,
Ad esempio, erano pronti per iniziare a lavorare sul set di Once quando Savo si precipitò da Hecht, dicendo: “Ehi, sai chi è in ospedale?”
Hecht, sgomento, lancia una occhiata carica di ansia sul set. “No, chi”?
“I malati“, risponde Jimmy.
“Beh, è lì che dovresti essere tu!” Gli ringhia dietro Hecht,
“Oh no. Non io, Ben. … Dai!, a proposito, tu sei un grande regista e io sono un attore che sta cercando di imparare a pronunciare bene le sue battute. Un ragazzo della troupe, la scorsa notte, mi ha detto che era possibile dire “Che cosa io sto facendo?” in cinque modi diversi, esprimendo cinque sfumature di significato, semplicemente accentuando parole diverse. Ma io non ci credo, è così? “
“Certamente, è così” risponde il regista, ti faccio vedere, stai bene a sentire :
Cosa io sto facendo? Cosa io sto facendo? Cosa io sto facendo? Cosa io sto facendo? E, infine, Che cosa sto facendo?”
E Jimmy: “preparandoti, Ben, ti stai preparando! ” Beh, chiamami quando sei pronto! ” e se ne va!
E con questa uscita di scena termina l’articolo della Mastin pubblicato su “Photoplay” del gennaio-giugno 1936.
Il meccanismo sembra chiaro: attraverso nonsense, e alcune battute da teatro dell’assurdo, Jimmy sembra voler costruire, con gesti e parole, riviste nel loro significato, uno spazio fantastico in cui c’è posto per la spontaneità dei bambini, l’ubbidienza dei burattini del teatro, la bravura del clown che commuove ma continua a muovere i suoi fili e la disponibilità di chi, pur detenendo il potere, è costretto o decide liberamente di stare al suo gioco. Proprio quello che avviene nel film! E più di una vendetta del regista che continua a subire le continue provocazioni del suo comico, appare del tutto naturale il finale del film in cui Jimmy si sente estraneo ed escluso dalla festa, abbandona il suo sogno d’amore e la sua luna blu e riprende il cammino nel suo mondo, abitato da bambini, burattini, clown e cavalli dotati di buoni sentimenti.
L’esaurirsi dei fondi a disposizione provoca la rapida conclusione della lavorazione del film, una frettolosa postproduzione ed il rapido rilascio del lungometraggio. La società di distribuzione, la Paramount Pictures, evidentemente d’accordo con la critica cinematografica del tempo, all’uscita del film, che esalta la prestazione di Jimmy ma condanna, senza appello, come già riferito, la regia, la sceneggiatura, la colonna sonora ed il montaggio, distribuisce per 3 anni il film in cinematografi di seconda visione, in quartieri popolari, frequentati dalle classi più povere e dalla gente di colore. Dopo questa lunga gavetta il film approda ad Hollywood in un cinema prestigioso, fra stucchi, grandi specchiere, molte centinaia di posti a sedere e maschere in livrea, ottiene un discreto successo che non ripaga, però, Hecht della somme investite ma, perlomeno, contribuisce a consolidare la fama e la bravura di Jimmy Savo, peraltro già riconosciuta dagli affezionati amanti dei musical.
Dopo questa esperienza, Hecht è costretto, purtroppo, ad abbandonare il progetto degli altri 6 lungometraggi con Jimmy e tornerà a firmare sceneggiature, ricevendo un secondo Oscar nel 1936 con The Scoundrel e intervenendo, successivamente, a rifinire soggetti e sceneggiature di altri, grazie alla sua esperienza, in qualità di “script doctor “e più spesso di “ghostwriter“, quando non viene menzionato fra gli autori e, quindi, prestanome per altri.
E ciò perché, come molti altri attori e cineasti, alcuni proprio sul set di Once in a Blue Moon, finisce nelle liste nere della commissione per le attività antiamericane, la HUAC. E dire che era stato messo in guardia: Two Thousand Russians Can’t Be Wrong “Vacci piano coi russi!!”